Chi ha paura di Virginia Woolf? Il sogno americano spezzato di Antonio Latella

Continua il confronto di Antonio Latella con l’immaginario americano, questa volta con un testo eccezionale di Edward Albee, Chi ha paura di Virginia Woolf?, con il quale tutti i grandi registi del passato si sono confrontati.

George, Martha, Nick e Honey sono le quattro persone che portano avanti una partita a scacchi imbastita di inganni. Siamo in piena notte, George e Martha sono rientrati da una cerimonia che si è svolta a casa del padre di Martha, professore e preside del dipartimento in cui insegnano George e Nick.

Martha ha appena conosciuto Nick e Honey e li ha voluti invitare a casa. Nell’attesa, inizia il gioco al massacro di George e Martha, che si intensifica quando arrivano gli altri due personaggi. La loro relazione è fatta di amore e odio, di inganni e di sfuriate continue. All’inizio dello spettacolo è Martha ad essere il carnefice e George la vittima e la loro posizione si ribalterà più volte nel corso della messa in scena.

Martha crede di saper manipolare il marito, d’altro canto George è convinto di leggere nella mente della moglie e di poterla dominare. Con l’ingresso in scena dei due nuovi “amici”, la partita tra marito e moglie si sbilancia ed entrano in campo nuove forze e, soprattutto, nuovi rapporti patologici che intrappolano ancor di più i due protagonisti. E più cercano di tornare sui propri passi, di liberarsi e più il gioco al massacro diventa crudele.

Latella costruisce una sua personalissima “loggia nera” – d’altronde i riferimenti al cinema di David Lynch sono evidenti e molteplici – con le tende al posto delle pareti, a fare da divisori facilmente penetrabili.
In Twin Peaks la Loggia Nera esiste sia come luogo spirituale che interdimensionale. Cooper è stato incaricato di indagare sull’omicidio di Laura Palmer, una studentessa che ha subito l’influenza di Bob, un’entità della loggia nera che corrompe tutti quelli che incontra. Penetra nella loggia per inseguire il suo Doppelganger, cioè Evil Cooper, e ne resta intrappolato.

Foto di Brunella Giolivo

All’interno della Loggia di Chi ha paura di Virginia Woolf creata da Annalisa Zaccheria e adornata semplicemente con una poltrona, un pianoforte, una lampada di design e dei gatti di porcellana, George (Vinicio Marchioni) e Martha (Sonia Bergamasco) vivono una dimensione atemporale in cui gli unici elementi temporali vengono forniti da pochi passaggi nel corso dell’intera pièce. Uno di questi viene dato da George, all’inizio, quando le rinfaccia di mangiare sempre il ghiaccio nei bicchieri da cocktail, “Un giorno o l’altro finirai per spaccarti i denti”.
Martha, per contro, gli risponde dicendo che sono sempre i suoi denti e che ne ha due più di lui. George ribatte dicendo che, effettivamente, sono un fatto eccezionale tenendo in considerazione che lui ha sei anni in meno di lei.

Nick e Honey (Ludovico Fededegni e Paola Giannini) sono i prescelti, come Laura e Cooper, destinati a soccombere all’influsso malefico di Martha e George. Provano a fuggire, ad andare via ma tutte le volte c’è una forza oscura che li fa arrestare. Probabilmente, rispetto a Francamente me ne infischio dove la lettura postmoderna della società americana passava inevitabilmente dal personaggio di Rossella o’Hara, qui è proprio nel sogno, cioè nella dimensione dove il piano umano entra in contatto con il divino, che è presente il fil rouge con le opere precedenti del filone americano di Latella.

Le luci elettriche cominciano a tremolare – l’elettricità è un topos chiave nel cinema di David Lynch e nella terza stagione di Twin Peaks – , entra in scena un coniglio antropomorfo (chiaro riferimento a Inland Empire) e, di colpo, il male seduce uno degli ospiti (senza fare troppi spoiler).

Regia millimetrica di Antonio Latella, grandissimi attori – Marchioni e Bergamasco superbi – e uno splendido lavoro della dramaturg Linda Dalisi che, ancora una volta, riesce ad essere fedele al testo originario e a scavare nella materia letteraria fornita da Albee. Last but not least i costumi di Graziella Pepe, che spiccano sul velluto dello spazio scenico.
In scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 13 febbraio 2022.

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