Paolo Conte Live at Venaria Reale, su ITsART la magia del concerto del maestro astigiano

Paolo Conte, a più riprese, ha affermato di essere poco interessato al Sudamerica musicale e di essere più propenso a inseguire il Nordamerica, il jazz pre bebop e le grandi orchestre.
Eppure, analizzando nel dettaglio la scaletta del suo ultimo “Live at Venaria Reale”, speculare al concerto tenuto nel 2018 alle Terme di Caracalla (questa volta, però, davanti a un pubblico), potremmo trovare tanti segni legati a quelle terre.

Partiamo proprio dall’apertura con Hemingway, brano meraviglioso tratto da “Appunti di Viaggio” del 1982, che presenta numerosi elementi legati alla biografia dello scrittore e giornalista statunitense. In quel testo ricchissimo di immagini, potrete trovare, ad esempio, Babalù, una canzone classica cubana cantata anche da Caterina Valente nel 1957, che fa riferimento al soggiorno cubano di Hemingway.

Durante gli anni di liceo trovavo qualcosa di estremamente magico nella scrittura di Paolo Conte e, talvolta, trascorrevo le notti estive, fuori al terrazzino di casa mia, per cercare di decifrare le parole, alcuni passaggi delle sue canzoni che mi apparivano ostici. Alle prese con una verde milonga rientrava tra i pezzi che passavo al setaccio, cosa vorrà mai dire con “verde milonga” – mi chiedevo – ma, soprattutto, che cos’è una milonga? La musica pareva suggerire qualcosa, dei locali argentini e poi c’era quel nome, atahualpa che, solo in un secondo momento, mi giunse come una profezia. Era il grandissimo chitarrista argentino, Atahualpa Yupanqui, e quel nome, su cui si allungavano le ombre del crepuscolo della pampa, significava “Colui che viene da terre lontane per raccontare qualcosa”. Proprio come la verde milonga.

E Aguaplano, il “nuovo” ingresso in scaletta? Con quell’inizio che dipinge esattamente il momento in cui si lascia Rio de Janeiro (Un aeroplano/ Nell’aria bionda e calda vola piano/ Lascia un bel mondo dal colore baio/Dove c’è il fiume di gennaio) definisce un sogno, un incantesimo, un momento preciso.

Eppure gli si farebbe un grande torto all’artista astigiano se lo riducessimo a uno dei mondi che ha creato. Quello di Conte non è solo lo “stile del bizzarro”, come ebbe modo di scrivere Serra qualche tempo fa, ma è la tentazione dell’esotico, tipico degli abitanti di provincia, di un altrove geografico dove potersi rifugiare. Un magma ruggente di strade, persone e storie.

Messe tutte in fila, danno un effetto stordente. Difficile rimanere impassibili dinanzi alle sue parole, alla musica e alla sua meravigliosa orchestra.

Il “Live at Venaria Reale”, presente in esclusiva streaming su ItsART, è l’occasione che tanti fedelissimi stavano aspettando, un concerto da assaporare, nota per nota, perdendosi tra i crescendo dell’orchestra, gli interplay e la grandissima abilità contiana di caricare l’orchestra con un accordo o poche note di riempitivo, proprio come Duke Ellington.

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