Ombra, fantasma, assassina: realtà svanita e sperduta sulla scena dei maestri Scaldati e Maresco

«Ho incontrato Franco agli inizi degli anni ottanta e nacque subito un’amicizia che ci fece scoprire comuni passioni e letture. Lui era più grande di me e ascoltarlo fu una rinascita, la rivelazione di altri mondi e, soprattutto, di una Palermo che attraverso i suoi racconti – ricordo interminabili passeggiate notturne in una città meravigliosamente deserta – mi si rivelava inedita e fantastica, abitata da una umanità misteriosa che viveva in un “altrove” che solo Scaldati, come un potente mago, evocava con la sua poesia. Già allora questo “altrove” era per me il “sottosuolo” di Palermo e Scaldati approvava col suo sorriso ironico e insieme affettuoso, contento che, come sempre, nelle nostre chiacchierate notturne si finisse col ragionare sul nostro comune amore: Dostoevskij. Franco fu per me un Socrate che mi tirò fuori le idee e la forza per dare forma, insieme al giovanissimo Daniele Ciprì, ad un cinema che fosse in qualche modo la continuazione del suo teatro, con la differenza che noi avremmo portato alle estreme conseguenze il pessimismo apocalittico che pure c’era nell’universo scaldatiano…». (Franco Maresco, regista)

foto di Ivan Nocera

Recitano, i cretini, in un mondo che altro non è che scena comica: ma come, abitano nella stessa casa e non si riconoscono, mai conosciuti? La stessa gallina Santina, lo stesso topino Beniamino, la stessa moschina Lucina, lei la Vecchina, lui l’Omino: è tutto piccolo qui, in questa realtà così scarna e aleatoria che quasi non esiste. I genitori anche sono gli stessi, la radio si accende da sola, i morti parlano, il fantasma spiega: ma cosa sta succedendo?

foto di Ivan Nocera

Non è importante capire cosa sta succedendo, perché qualcosa accade pure, sì, ma di inspiegabile però, come se stessimo dormendo, come se stessimo sognando: vivere nella stessa casa e non accorgersene, com’è possibile? Non è necessario perdersi tra le parole di Kafka o immergersi negli incubi di Polanski, qui è il maestro Franco Scaldati a parlare, attraverso la messinscena di Franco Maresco e Claudia Uzzo, il posto è quanto più vicino – e allo stesso tempo lontano – possibile, una Palermo notturna e in macerie dove la solitudine la fa da padrona: si è così soli che si comincia a parlare da soli, con gli oggetti, con gli animaletti, impauriti dalla propria ombra anche il sussurro del fantasma va bene, nonostante non faccia altro che aumentare il disorientamento interiore a cui nemmeno la casa dove si è vissuti per una vita intera può porre rimedio se dal nulla compare un coinquilino che ci ha sempre dormito accanto senza che non si sia nemmeno presentato. Cretini nonché poveretti in surrealtà cinica, grottesca, apocalittica. Questo è, o non, e buonanotte (si spera).

foto di Ivan Nocera

Sulla scena, al Ridotto del Mercadante dal 29 aprile al 7 maggio, troviamo Gino Carista, Aurora Falcone, Melino Imparato, accanto a Maresco e Uzzo il regista collaboratore Umberto Cantone, con scene e costumi di Cesare Inzerillo e Nicola Sferruzza, musiche di Salvatore Bonafede, video di Francesco Guttuso per Lumpen Film, disegno luci di Carmine Pierri, la produzione del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e Teatro Biondo Palermo.

franco scaldati e franco maresco

Lucio Carbonelli

la forza della gentilezza e il potere dell'immaginazione

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