Fortress of Smiles, il debutto napoletano di Kuro Tanino

Fortress of Smiles è un’opera teatrale del regista giapponese Kurô Tanino, che ha debuttato a Napoli al Teatro Bellini con la sua compagnia Niwa Gekidan Penino. L’opera è una testimonianza della maestria di Tanino nel creare mondi surreali e contrastanti, in cui si intrecciano il comico e il tragico, il reale e l’immaginario, il quotidiano e l’eccezionale.

La storia si svolge in una casa di legno sul mare, divisa in due appartamenti contigui, separati da una semplice parete, un effetto split screen molto cinematografico. Da una parte vivono dei pescatori allegri e festaioli, che si divertono a bere e a cantare, dall’altra una famiglia composta da un uomo, sua figlia e sua madre affetta dalla malattia di Alzheimer, che vivono in silenzio e in angoscia. Queste due vite opposte si influenzano a distanza, senza mai incontrarsi, fino a quando la malattia della madre non rompe l’equilibrio creatosi tra i vicini.

L’opera è una riflessione sulla difficoltà di comunicare e di relazionarsi con l’altro, sia esso umano o animale, nella società moderna (molto poetica la sequenza in cui il pescatore prova a relazionarsi col gatto che non si palesa dandogli addirittura un po’ del suo sakè). Tanino usa il teatro come mezzo di verità e di espressione, mettendo in scena le singolarità e le fragilità delle esistenze umane, con uno stile ironico e surreale. Fortress of Smiles è un’opera che mostra la poesia, la crudeltà della vita e, al contempo, la descrive facendo leva sulla purezza della semplicità narrativa.

L’opera è anche il frutto della biografia e della personalità di Tanino, che è al tempo stesso pittore, autore, regista e psichiatra. Originario di Toyama in Giappone, si è trasferito a Tokyo per completare i suoi studi di medicina. Oppresso dalla vita frenetica della città, ha scelto di chiudersi e di vivere isolato, ai margini della società, fondando la sua compagnia Niwa Gekidan Penino, oggi riconosciuta e invitata in tutto il mondo.

Attraverso le sue opere, affronta la singolarità delle nostre vite, che sono collegate da un filo invisibile, ma anche attraversate dallo spettro della stranezza, della differenza e della solitudine. Un punto fondamentale, infatti, da tenere in considerazione, prima della visione dello spettacolo, è che, lungo tutto l’arco dello spettacolo, non ci sarà nulla di eccezionale, nessun evento straordinario a rovesciare le esistenze dei singoli personaggi. C’è solo la quotidianità, il gesto routinario ma, tutto sommato, è bello che ci siano ancora registi capaci di raccontare l’ordinario utilizzando sapientemente la giusta dose di ironia e di arte.

 

Visto al Teatro Bellini di Napoli il 21 febbraio 2024

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