Napule ’70, la storia del viaggio compiuto dai Chille de la balanza

La storia teatrale dei Chille de la Balanza – la compagnia di teatro che, dal 1998, ha aperto ai fiorentini gli spazi dell’ex ospedale psichiatrico San Salvi di Firenze offrendo passeggiate, spettacoli teatrali e un festival di musica, arti e teatro – parte da Napoli, esattamente da Port’Alba, da un locale che si chiamava <<Teatro, Comunque>>. Il loro nome, così particolare, ha origine proprio in quella strada, preso dai venditori di frutta e verdura che, nel Seicento, portavano la loro merce, su un carretto, e si fermavano a Port’Alba. I venditori ascoltavano le storie narrate dalle donne che si avvicendavano e, di sera, le riferivano agli avventori delle bettole dove andavano a bere.

Un teatro visto come necessità, al di là del risultato economico e dei problemi burocratici, e come un punto di partenza per toccare diversi discorsi, tra cui quello politico. Infatti quelle dei Chille si possono considerare azioni politiche e sociali, volte a sensibilizzare lo spettatore.

Il libro, Napule ‘70, scritto a quattro mani da Matteo Brighenti e Claudio Ascoli, fondatore dei Chille de la Balanza, non è solo un percorso nella storia di questo grande gruppo teatrale, nei favolosi anni ‘70 napoletani, ma è anche una narrazione, sospesa tra sogno e realtà, su un decennio irripetibile che Ascoli ha attraversato, in lungo e in largo, con il suo corpo scenico.

È il settembre del 1976, quando uno straordinario Enrico Berlinguer chiude un’indimenticabile Festa dell’Unità con un comizio storico. E, in apertura, ci sono loro, i Chille, che mettono in scena “Un cane randagio”, un omaggio a Majakovskij. Inondano Napoli con la loro poetica ma, col terremoto del 1980, lasciano la città per viaggiare in Europa e stabilirsi, infine, in Toscana.
A San Salvi, la “città nella città”, che ha accolto Claudio Ascoli e Sissi Abbondanza, arrivano nel 1998 e qui fanno rivivere il loro teatro degli affetti, che nasce dalla ferita del terremoto.

Il libro parte proprio dallo spettacolo omonimo, che i Chille hanno presentato al Napoli Teatro Festival 2020, ma costruisce, pezzo dopo pezzo, un ritratto affettuoso e necessario e, soprattutto, racconta cosa significa essere attori oggi, soprattutto in un tempo sospeso tra la vita e la morte. A corredo del prezioso approfondimento critico fatto da Matteo Brighenti ci sono le foto e le immagini che testimoniano il miracolo teatrale compiuto da Ascoli e Abbondanza.

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