Il meglio di Pier Paolo, calci e parole [Marco Tullio Giordana e Luigi Lo Cascio @ Teatro Mercadante 14/02/2024]

«Ma Pasolini non voleva essere profeta: il suo era un grido di battaglia che bisognava raccogliere per fronteggiare il declino anziché trattarlo come un visionario jettatore».
(Marco Tullio Giordana, regista)

Esterno notte, un grande prato verde. Un poeta passa silenzioso tra il pubblico ancora intento a giocare coi cellulari e sale sul palco, quasi invisibile in un buio onirico. C’è una scrivania sul lato, il poeta comincia a scrivere, a leggere, a interrogarsi, a ricordare, in un continuo dialogo con se stesso e un pubblico sempre presente nonché necessario. Comincia così l’emozionante e intenso ricordo e omaggio in forma di monologo che il regista Marco Tullio Giordana e l’attore Luigi Lo Cascio porgono delicatamente ma con forza a Pier Paolo Pasolini, in scena dal 14 febbraio fino al 25 al Teatro Mercadante di Napoli.

A Pa’, vieni a tirare due calci… come avrebbe detto uno qualsiasi degli amati ragazzetti di borgata per invitare Pasolini a giocare a calcio, da qui il nome dello spettacolo, un diminutivo tenero e perentorio al tempo stesso. Calci e parole, nello spettacolo c’è tutto, per un’ora portata incredibilmente avanti senza esitazioni dal solo Lo Cascio, coadiuvato in scena giusto da qualche apparizione del giovane Sebastien Halnaut. Una scena – curata con maestria da Giovanni Carluccio – che diventa poi essa stessa personaggio nel momento in cui cambia e si trasforma.

Le parole sono tutte del poeta di Casarsa, per quella che si può definire una vera e propria autobiografia in versi che attraversa tutti i momenti vitali, ma anche oscuri, di Pasolini, dal ricordo del giovane fratello ferocemente trucidato da quelli che avrebbero dovuto essere dalla sua stessa parte, passando per un commovente e amoroso ritratto della madre, quella madre tanto amata e mai dimenticata, fino ad arrivare alla morte violenta per auto, senza nemmeno nascondere il processo in cui il poeta confessa di cercare se stesso, la propria vita, in quei giovani che forse vedevano in lui un fratello maggiore da ammirare ma allo stesso tempo un uomo da cui scappare.

Il prato verde iniziale va via via riempiendosi non solo di parole, ma anche di rifiuti, le lucciole scompaiono per lasciare spazio alla vorticante esplosione di una spazzatura moderna, troppo moderna, un’immagine reminiscente dell’Antonioni di Zabriskie Point: forni a microonde, frigoriferi, lavatrici, materassi, niente che non si possa vedere ingombrare le strade che attraversiamo ogni giorno. Abbiamo creduto di essere liberi, siamo finiti per diventare schiavi delle nostre stesse catene. In questo San Valentino curiosamente coincidente con il giorno delle Ceneri, è sembrato davvero di vedere e sentire Pasolini, fragile e reale nel suo vestito elegante, rabbioso e poetico, amoroso e penitente. In quest’epoca di comunicazione totalizzante che ai poveri toglie il pane e ai poeti la pace, siamo ancora capaci di comprenderlo? Nella disperazione, un po’ di speranza.

«La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi».
(Pier Paolo Pasolini, scrittore)

 

PA’
drammaturgia Marco Tullio Giordana, Luigi Lo Cascio
da testi di Pier Paolo Pasolini

regia Marco Tullio Giordana

con Luigi Lo Cascio
e la partecipazione di Sebastien Halnaut

scene e disegno luci Giovanni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori
musiche Andrea Rocca
aiuto regia Luca Bargagna
foto e video Serena Pea

produzione Teatro Stabile Veneto– Teatro Nazionale

direttore di scena Federico Paolo Rossi
macchinista Gianluca Quaglio
elettricista Nicolò Pozzerle
sound Andrea Lambertucci
sarto Gabriele Coletti
amministratrice di compagnia Federica Furlanis

Si ringraziano
gli eredi di Pier Paolo Pasolini Maria Grazia Chiarcossi e Matteo Cerami
la casa di moda Missoni e Maurizio Donadoni

 

 

Lucio Carbonelli

la forza della gentilezza e il potere dell'immaginazione

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