Vinicio Capossela indaga la pucundria in un concerto unico al Trianon Viviani di Napoli

Nel cuore pulsante di Napoli, al Teatro Trianon Viviani, Vinicio Capossela ha dato vita a una serata indimenticabile con il suo “Concerto di pucundria e altre assenze”, un evento che si inserisce perfettamente nella rassegna “Il mondo fa tappa a Napoli”. Seguendo le orme di Noa, che ha inaugurato la serie con un trionfale tutto esaurito, Capossela ha portato sul palco un’esibizione che ha saputo intrecciare la tradizione melodica partenopea (e di altre città di Porto, come ha precisato durante il concerto) con la contemporaneità, in un dialogo artistico di rara intensità.

La serata ha visto la partecipazione di ospiti d’eccezione come Irene Scarpato, Irene Sciacovelli, M’Barka ben Taleb e lo special guest Enzo Gragnaniello, che hanno arricchito il concerto con la loro presenza, testimoniando la capacità di Capossela di creare sinergie artistiche uniche. Il cantautore, noto per la sua poliedricità e per essere uno dei più premiati dal club Tenco, ha confermato la sua maestria nel mescolare generi e forme espressive, sorprendendo il pubblico con riflessioni profonde sulla melancolia d’amore e sul sentimento dell’assenza.

Capossela ha esplorato la “pucundria”, un sentimento complesso e sfuggente che la lingua napoletana ha saputo definire con precisione, partendo proprio dal suo repertorio, iniziando il live con una intensa Morna. Questo stato d’animo, che affonda le sue radici nel termine greco ypochondrios e si manifesta con un malessere psichico ed emotivo, è stato il filo conduttore dell’intera serata. L’artista ha saputo descrivere con poesia come la bile nera, elemento chiave della medicina galenica, si trasformi in musica, diventando veleno e medicina per l’anima.
Il concerto ha toccato le corde più intime dell’essere umano, parlando, quindi, di melancolia d’amore, nostalgia e il dolore del ritorno, temi universali che trovano espressione nelle musiche di diverse culture, dal rebetiko al flamenco, fino al blues afroamericano. Ecco, quindi, tra le tante canzoni proposte in due ore e mezza di concerto, Canción De Las Simples Cosas (cantata anche da Chavela Vargas), Los ejes de mi carreta di Atahualpa Yupanqui (“Abbandonato” nella versione di Capossela), Camino & Hablo Solo di Daniel Melingo ma anche alcuni suoi classici, che compiono trent’anni nel 2024, come Camera a sud, Non è l’amore che va via e una Che cossè l’amor con special guest una Marisa Laurito che, a fine canzone, generosamente ci regala la sua famosa “mossa”.

Capossela ha dimostrato come questi sentimenti siano intrinsecamente legati alla città di Napoli, una città sospesa tra mito e realtà, fondata da una sirena e perpetuamente immersa in un mare di emozioni.

Dedicando il suo concerto a Napoli, Capossela ha utilizzato gli strumenti a corde per catturare e liberare la melas cholè, la bile nera, in un processo catartico che ha trasformato il dolore in arte. E lo ha potuto fare grazie a un super gruppo composto da Peppe Frana all’oud, Raffaele Tiseo al violino, Massimiliano Pitocco al bandoneon e il magistrale Giancarlo Bianchetti alle chitarre.

Insomma, la performance di Vinicio è stata un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, un’esperienza che ha lasciato il pubblico con un senso di purificazione emotiva, come se la musica avesse davvero il potere di incidere emozioni dentro di noi con l’inchiostro nero di seppia, tracciando note che rimarranno impresse nella memoria di chi ha avuto la fortuna di essere presente.

Visto al Teatro Trianon Viviani il 16 marzo 2024

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *