Addormentarsi nel bosco, per risvegliarsi in sé stessi

«Quando la scuola è nella riserva il bambino vive con i suoi genitori, che sono dei selvaggi, e anche se apprende a leggere e scrivere il suo modo di pensare e le sue abitudini sono indiane. È semplicemente un selvaggio che sa leggere e scrivere. […] I bambini che vivono nelle riserve sono selvaggi e devono essere portati via dalle famiglie e messi in scuole residenziali di apprendistato dove acquisteranno abitudini e modi degli uomini bianchi».
(Sir John Alexander Macdonald, primo ministro canadese, 1879)

 

Debutto pluripremiato nel mondo del graphic novel da parte di Elene Usdin, acclamata autrice/illustratrice/fotografa/scenografa, René·e addormentata nel bosco è un fumetto particolarissimo e potente, onirico e allo stesso tempo reale, vero. Una storia che comincia grigia ma poi si apre in un mare di blu, per farsi ancora più colorata con il suo dipanarsi.

Proprio come accade in Alice nel paese delle meraviglie, più seguiamo il protagonista alla ricerca del suo coniglietto Zucchero, più finiamo per addentrarci in un mondo fantastico e (ir)reale, una spirale fantasmagorica che esplode di colore dove niente è quello che sembra, o meglio, è oltre quello che sembra: il mondo reale che si raddoppia attraverso il sogno, prendendo nuove forme e dando ai personaggi nuove identità. Mondi comunicanti in cui non ci sono scelte sbagliate, ma solo ricerca.

Un racconto davvero stupefacente che partendo da fatti dolorosi veramente accaduti, ovvero il rapimento in Canada dei bambini aborigeni da parte delle autorità statali per quello che viene ormai considerato un genocidio culturale, ci apre le porte di un mondo nascosto fatto di leggende native e miti ancestrali, per un viaggio che si fa sciamanico e visionario, psichedelico nel vero e proprio senso della parola, ovvero che allarga la coscienza, portando quindi conoscenza: solo attraverso questo viaggio i personaggi scopriranno infatti chi sono, e soprattutto non sono, per trovare – forse – il proprio posto nel mondo e affrontare il male sempre in agguato. Sarebbe un peccato svelare altro, per una fiaba in cui uno dei pregi sta proprio nel suo essere così sorprendente, oltre che delicata e poetica: lasciamo quindi a ognuno il piacere di una lettura doppia, molteplice, infinita. 

 

«Zucchero, coniglietto mio… Vieni a osservare la notte che cala sulla città dalla nostra nave spaziale».

 

 

Lucio Carbonelli

la forza della gentilezza e il potere dell'immaginazione

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