Titanic The End

titanic the end

titanic the end (ph. Rosario Cammarota)

Titanic The End è un lavoro di Antonio Neiwiller, uno dei registi fondatori di Teatri Uniti con Mario Martone e Toni Servillo, realizzato da Salvatore Cantalupo in occasione del ventennale della sua scomparsa. L’occasione è importante per conoscere il testamento poetico di un artista a tutto tondo che debuttò nell’aprile del 1984 proprio al Teatro Nuovo dopo un laboratorio di nove mesi. Neiwiller moriva a 45 anni il 9 novembre 1993 e, oltre agli scritti lasciati durante il suo percorso artistico, oggi resta la memoria di tutti coloro che hanno lavorato con lui. Salvatore Cantalupo fece parte di quel laboratorio e oggi vuole testimoniare il genio di Neiwiller attraverso la ripresa di un lavoro fondamentale.

Neiwiller, durante il periodo laboratoriale del 1983-84, era fortemente influenzato dalla “Classe morta” di Tadeusz Kantor e anche nel riallestimento di Cantalupo si nota questa prepotente matrice. “Titanic The End” è un lavoro che destabilizza, costituito da un intreccio di momenti tra il tragico e il comico, senza alcuna linea di continuità, che diventano sempre più pressanti, incalzanti. Come in Kantor, morte e vita vanno a braccetto non all’interno di una trama narrativa, seppur frammentata al massimo, ma nelle immagini, nei suoni, nelle suggestioni proposte. Sono gli elementi dell’espressione scenica (una valigia, una sedia, una batteria) a farsi testo. Ma il teatro neiwilleriano va oltre, è filosofia pura ed è il risultato di più suggestioni letterarie rielaborate all’interno di un’idea scenica originale e incisiva. Un altro riferimento, più diretto, è “La fine del Titanic” di Hans Magnus Enzensberger che, come Adorno, ha riflettuto sul mito del Titanic come “progresso negativo” che ha portato inevitabilmente al naufragio della ragione.

Gli oggetti in scena, anche nella versione di Cantalupo del “Titanic” neiwilleriano, sono relitti, pezzi a cui appoggiarsi per non naufragare. In un’atmosfera di morte, gli attori ricevono vita dai loro oggetti, che diventano delle vere e proprie protesi da usare per comunicare col mondo esterno. Ma, ecco la novità rispetto alla “Classe morta” di Kantor, Neiwiller non insiste con la memoria, con la “patologia del ricordo”, ma si sposta, contestualmente, dalle parti di Enzensberger con aggressività denunciando, attraverso i segni del suo teatro. Neiwiller parla della realtà di tutti i giorni sottraendosi alla realtà.

E’ davvero notevole il lavoro svolto da Salvatore Cantalupo, e dal suo gruppo di attori, non solo per aver riproposto un lavoro essenziale per chi si vuole accostare all’estetica neiwilleriana ma anche perché finalmente è stato messo in scena un evento teatrale, in senso kantoriano, dove l’attore è egli stesso un personaggio senza rappresentare un ruolo imposto. E, nonostante “Titanic The End” sia un lavoro di più di vent’anni fa, grossi passi avanti non se ne sono fatti.

 

Titanic the end

ideazione e regia Antonio Neiwiller
in una visione di Salvatore Cantalupo
con Salvatore Cantalupo, Carmine Ferrara, Massimo Finelli, Amelia Longobardi, Ambra Marcozzi, Claudia Sacco, Sonia Totaro, Chiara Vitiello
luci Cesare Accetta
direzione tecnica Lello Becchimanzi
prodotto da Teatri Uniti in collaborazione con Ex Asilo Filangieri/la Balena, Accademia Amiata Mutamenti e le associazioni Laboratorio Memini e ’A puteca

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *