Aucune idée, Marthaler non ha nessuna idea

 

Cinque porte che si aprono all’esterno, un’altra su un interno. Due personaggi che si muovono nel vuoto, soli e solitari. Vicini di casa che magari vivono nello stesso condominio da anni, ma non si conoscono: uno pensava che l’altro fosse ricco, invece l’altro è semplicemente povero e vuole solo dormire. La domanda è sempre la stessa, classica monotonia tra vicini: «Hai due uova, un po’ di farina?», «No, ho solo del burro», e così via, all’infinito. In questo spettacolo sembra non accadere nulla, ma in realtà ci racconta molto del mondo moderno, del vuoto che ci avvolge e continua ad avvolgerci, del grottesco che divora la vita dell’uomo moderno. Ognuno chiuso in casa con le sue cose, chi suona, chi parla, la comprensione difficile, resa forse possibile solo dal linguaggio musicale, che più che nella ragione unisce nell’emozione, deve essere questa la chiave di volta che apre le porte. Eppure, anche qui sorge un problema, non tutti apprezzano e la stessa casa sembra prendere vita: chi nel buio della notte non ha sentito parlare almeno una volta il proprio termosifone? Il mistero si infittisce, entra in scena Polanski (o addirittura Lynch?) che ci ricorda di quanto il fantasmatico impregni profondamente il nostro tran-tran quotidiano: è più vivo un fantasma ormai andato, o un uomo che ripete sempre le stesse cose, svuotandole di senso? Il non-senso surreale richiama alla mente anche Charlie Chaplin e Buster Keaton, i Monty Python, persino Mr. Bean: a un certo punto il personaggio parlante si perde in una sequela infinita di sillabe, ripetendole all’infinito, cercando di dirle bene: “bene”, ma cosa significa, bene? La lingua si aggroviglia, ancora una volta viene in soccorso la musica, il violoncello si accorda al canto e nasce l’armonia: «Sono gli aliti dei tuoi sospiri, che gonfiano le mie vele?», chiede il giovane marinaio di Wagner, mentre il musicista ripete all’infinito il “Tristano e Isotta”, alla ricerca di una miglioria sempre più perfetta, un violoncello che si apre in un’orchestra. E la vita continua a scorrere così, nel condominio occidentale delle nostre vite sommerse da inspiegabili dogmi e pubblicità non richieste sempre e comunque appositamente recapitate a casa, nonostante tutto. Un po’ di calore dato solo da una festicciola di compleanno, in attesa del mistero definitivo. Nessuna idea, oppure tante?

 

Lucio Carbonelli

la forza della gentilezza e il potere dell'immaginazione

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