Appugrundrisse: Paolo Mossetti racconta la nuova Napoli

Giorgio Bocca in “Napoli siamo noi” scriveva che <<Napoli adagiata sul golfo è stupenda, ci si chiede se anche questa bellezza non faccia parte della maledizione della città, non faccia parte del prezzo spaventoso che paga per esistere>>. Il giornalista e scrittore Paolo Mossetti, con “Appugrundrisse. Tornare a Napoli” (edito da Minimum Fax), prova a rispondere implicitamente a questa non-domanda rivolgendosi soprattutto ai napoletani. Sicuramente, in un certo senso, questo libro potrebbe essere letto come una guida insolita alla città ma, di fondo, racconta la sensazione di spaesamento che ha vissuto lo scrittore una volta tornato a Napoli a causa della pandemia.

Partiamo dal titolo originato da una crasi che richiama, da un lato”, l’a’pucundria, quella parola intraducibile del napoletano – un po’ come “saudade” – che non si riferisce a una semplice malinconia ma che si rifà a quel malessere doloroso, complesso e, al contempo, piacevole che riguarda principalmente l’anima.
Poi c’è la parte finale del titolo, che invece fa riferimento ai “Grundrisse” di Marx, i lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica scritti tra il 1857 e il 1858. In effetti, l’obiettivo del filosofo tedesco era proprio una critica del sistema dell’economia borghese, di cui si serve lateralmente Mossetti, da antropologo economico, per analizzare la gentrificazione del centro storico.

Lo scrittore, quindi, racconta il suo percorso lontano da Napoli, intrapreso all’inizio degli anni Duemila, e quel cordone ombelicale mai reciso con la propria città. Quindi, a partire dal proprio vissuto personale, traccia un’analisi politica ed economica della città e, soprattutto, evidenzia i suoi principali cambiamenti sociali, politici, economici ed antropologici. Lo scrittore, però, non punta il dito contro la nuova essenza della città, piuttosto, nell’affrontare trent’anni di storia, critica – giustamente – il processo di turistificazione del centro storico, che non conserva affatto la sua autenticità ma, anzi, ha sacrificato la sua vera anima per farsi invadere dalla ristorazione e dai b&b.

Interessante, infine, la parentesi sui centri sociali del decennio demagistriano, in cui Mossetti evidenzia il grande lavoro fatto dagli spazi liberati nei quartieri ma anche le problematiche (e gli scontri interni) che hanno dovuto affrontare in questi anni. Di sicuro, sono impressioni che – al di là se si è d’accordo o meno – mettono a fuoco degli argomenti centrali per i napoletani di oggi sfidando qualsiasi tipo di retorica di cui è vittima Napoli.

Personalmente, da abitante del centro storico, mi sento particolarmente toccato da questo bel racconto di Mossetti, soprattutto perché ho vissuto sulla mia pelle il milione e mezzo di turisti che ha intasato il centro storico durante le feste di Natale di quest’anno. Un turismo low-cost, che si nutre di cuoppi e souvenir da 1 euro, che usa il centro storico come latrina (fun fact: un’intera famigliola ha pisciato davanti al mio portone alla fine di una bella giornata natalizia) e che, soprattutto, non riesce ad apprezzare quello che vede.

Probabilmente le cose difficilmente cambieranno perché gli abitanti del centro storico si sono abituati a questo traffico stagionale ma anche perché una parte ha ceduto il proprio appartamento o, in alcuni casi, il proprio basso per lucrarci.
Mi tornano in mente anche le parole di Aldo Masullo, in “Napoli siccome immobile”, quando dice che Napoli ha tre tratti distintivi: non cambia (quindi presenta sempre gli stessi problemi e le stesse contraddizioni); anche i governanti più illuminati restano abbagliati e poi traditi dall’effetto ottico di voler cambiare Napoli partendo dalla “città astratta” fatta di musei e arte per poi scontrarsi con la “città reale”; il passaggio da un’epoca all’altra, o da una fase all’altra, avviene sempre per strappi, per esplosioni di crisi. Napoli è sempre Napoli ma, purtroppo, in questi ultimi anni, è sempre più un brand da discount e sempre meno una cartolina.

 

Appugrundrisse. Tornare a Napoli
Minimum Fax

ISBN: 978-88-3389-275-7
Pagine: 278
Pubblicazione: ott 2022

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