Il Colloquio del Collettivo LunAzione è una finestra aperta su un mondo sconosciuto

In uno scritto su ‘O Sole Mio il grandissimo Enzo Moscato, scomparso il 13 gennaio, scriveva

Quell’intricata foresta di luoghi comuni (canori) che è Napoli, solo apparentemente, quando apre l’ugola, snocciola risposte. In realtà, pone domande. Altre e nuove domande da sommare, inevase, a quelle per cui, solo in apparenza, è parsa dare delle risposte

Napoli, capitale dei luoghi comuni, “Sopraffazione magica. Fattura. Malocchio. Urlo. Languore. Convulsione. “Riscenziello”. Morbo.” – per citare ancora Moscato – ma anche agguerrito avamposto di ricerca continua, aggiungo io. Una sperimentazione che ha visto protagonisti lo stesso Moscato, Ruccello, Santanelli, Neiwiller, Silvestri e tanti altri e che, oggi, viene raccolta e condensata dalle nuove generazioni, attente a raccogliere le domande che pone la città.

Il Collettivo LunAzione sembra rendersene perfettamente conto e, ne Il colloquio, vincitore del Premio Scenario Periferie del 2019, del Premio Fersen alla regia del 2021 e finalista al premio In-Box del 2021, ci mostra un realismo spicciolo, scevro da ogni intellettualismo immergendo lo spettatore in un non-luogo, l’esterno del carcere di Poggioreale, sospeso nel tempo (saranno sempre le 6.30 durante tutto lo spettacolo).

Le protagoniste sono tre donne – interpretate da tre uomini, i bravissimi Renato Bisogni, Alessandro Errico e Marco Montecatino – che sono in fila per poter parlare, solo per un momento, con i propri figli, padri e mariti. E anche qui c’è l’ombra di Moscato, le ragazze sole hanno fatto esperienza della vita e, come nel fondamentale testo di Moscato “Ragazze sole con qualche esperienza”, anche qui il vero tema è lo scarto tra la vita sognata e la brutalità del quotidiano. Ispirandosi al sistema di ammissione ai colloqui periodici a Poggioreale, Eduardo Di Pietro, nel suo testo, si focalizza su queste tre figure femminili, dalle fisionomie picaresche, che attendono il loro turno per parlare con i detenuti. Sono distrutte dal quotidiano e dal proprio destino al punto da avere sembianze maschili. Ognuna di loro indossa un indumento rosso, elemento significativo ed evocativo perché è un colore che, nella cultura cinese, rappresenta quel filo invisibile che lega indissolubilmente due persone. Un legame sospeso nel tempo “kronos”, come detto in precedenza sempre fermo alle 6.30, e che viene reciso nel tempo “kairos” dove le tre donne possono ragionare sulla propria vita, sui loro sogni infranti e sulla loro condanna.

Nella cultura napoletana, invece, rosso è il colore caravaggesco del sangue, l’indicatore della violenza bruta sulle donne ma anche il colore acceso del tramonto visto dal Vesuvio, dove “Napoli ha un altro cielo”. Rosso è anche la macchia impressa sul petto dei criminali, che si muovono su quel terreno extraterritoriale della città dove poter manipolare e utilizzare i dolori e le sconfitte di interi quartieri.

Il colloquio, lavoro centrale non solo del Collettivo LunAzione ma di tutta la nuova scena teatrale napoletana, prova a raccontare, quindi, cosa lascia un criminale nella vita delle proprie famiglie quando va in carcere e lo fa con pochi oggetti di scena e un disegno luci essenziale ma incisivo nei momenti più forti e dinamici. A risaltare è la fisicità dei tre attori, la loro voce e un testo tanto leggero quanto profondo, pieno di espressioni popolari, talvolta di vertiginosa cupezza, che rimandano inevitabilmente all’altro grande del teatro napoletano, cioè Mimmo Borrelli. Immagini verbali, costitutive, che derivano da una lingua feroce, provata da un quotidiano senza speranza, in cui i sogni si affacciano solo come brandelli di dignità da cogliere al volo.

IL COLLOQUIO
progetto e regia Eduardo Di Pietro
con Renato Bisogni, Alessandro Errico, Marco Montecatino
aiuto regia Cecilia Lupoli
costumi Federica Del Gaudio
organizzazione Martina Di Leva
comunicazione Giulia Esposito
Residenza per artisti nei territori – Teatro Due Mondi, Faenza
uno spettacolo di Collettivo lunAzione

Visto al Teatro Civico 14 di Caserta il 14 gennaio 2024

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