On Writing: autobiografia di un mestiere di Stephen King

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On Writing: autobiografia di un mestiere è un saggio atipico di Stephen King, a metà tra l’autobiografia e un manuale di consigli sulla scrittura. Pubblicato nel 2000, torna nelle librerie, edito da Frassinelli, nella nuova ottima traduzione di Giovanni Arduino e con la prefazione di Loredana Lipperini.
Il libro si divide in cinque nuclei ben definiti: un curriculum vitae dell’autore, che cos’è la scrittura, una cassetta degli attrezzi, riflessioni sulla scrittura e un post scriptum sul “vivere”. Punti di partenza utili sia a chi voglia intraprendere la strada della scrittura e ottimi spunti per il lettore vorace e per gli appassionati della scrittura kinghiana. Una porta aperta sui mondi possibili evocati dalla narrativa e un forte stimolo a mettere su carta le proprie fantasie grazie anche a spunti pratici, tangibili, che possono essere messi in pratica sin da subito.

Ma On Writing è anche altro: è la dimostrazione di quanto il reale sia strettamente connesso alla fantasia grazie al segno e alla scrittura nella sua totalità testuale. Per questo motivo, con grande abilità e mestiere, King parte proprio dal suo vissuto, a partire dall’infanzia con la “babysitter scoreggiona” fino ad arrivare al suo incidente, per poi concentrarsi sugli “attrezzi del mestiere”, cioè vocabolario, grammatica e stile. Parte da un testo base, gli “Elementi di stile nella scrittura” di William Strunk, e mette in luce l’intento politico del suo “fare scrittura”, che elimina la paura e la coscienza di sé, per concentrarsi unicamente sulle immagini, scaturite dalla vita reale, e le connessioni dettate dal cervello. Ogni scrittore, però, per imparare a decifrare i segni da riversare su carta, deve leggere, scrivere molto e porsi degli obiettivi per la scrittura (almeno 2000 parole al giorno). Uno scrittore deve, infatti, scrivere di ciò che sa e lo deve fare in un luogo adatto a quest’operazione. Dopodiché, sostiene King, le storie si scrivono da sole.

Stephen King, ovviamente, parla di come produrre ottima narrativa escludendo dall’analisi la letteratura e di come anche lui sia partito dall’esperienza personale per costruire i suoi romanzi. Lo fa con onestà ma anche mostrando i fili: l’atto del narrare, infatti, deve dare l’impulso a processi di elaborazione della trama ma anche di interpretazione dei segni e rievocazione di esperienze.

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