Maometto II, Rossini tra Storia e innovazione

L’opera Maometto II, composta da Gioachino Rossini su libretto di Cesare della Valle, è l’opera che chiude la Stagione 2022-2023 e viene presentata con la direzione di Michele Mariotti e la regia dello spagnolo Calixto Bieito.

Maometto II si ispira alla figura del sultano ottomano Mehmet II, detto il Conquistatore, che nel 1453 pose fine all’Impero bizantino con l’assedio e la presa di Costantinopoli. Il libretto, tuttavia, non segue fedelmente la storia, ma introduce una trama romanzesca ambientata nell’isola di Negroponte (l’attuale Eubea), dove i veneziani resistono all’invasione turca guidati da Paolo Erisso. La figlia di Erisso, Anna, è innamorata di Maometto, che l’aveva sedotta in precedenza, a Corinto, con il falso nome di Uberto. Il dramma si consuma tra il conflitto tra amore e dovere, tra fedeltà e tradimento, tra Cristianesimo e Islam.

Maometto II fu rappresentato per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli il 3 dicembre 1820, ma non ebbe il successo sperato poiché Rossini decise di osare nella composizione dei numeri musicali e non venne compreso dal suo pubblico. Rossini rivide successivamente l’opera per una ripresa veneziana nel 1822, cambiando il finale da tragico a lieto e utilizzando il celebre rondò di Elena dalla Donna del lago. In seguito, per il teatro parigino, Rossini elaborò una nuova versione dell’opera, intitolata Le siège de Corinthe, con alcuni pezzi adattati e altri composti ex novo.
Tra le novità introdotte da Rossini ci sono il cosiddetto “Terzettone”, che occupa la metà del primo atto e che unisce in un’unica scena tre personaggi (Anna, Erisso e Calbo) con diversi stati d’animo e intenzioni. Peccato, però, che Bieito non li abbia fatti interagire tra di loro, come invece voleva il libretto.

Maometto II è considerato una delle opere più mature e originali di Rossini, che anticipa alcuni elementi del melodramma romantico italiano e francese. Musicalmente si contraddistingue per la ricchezza e la varietà dell’orchestrazione, che sfrutta anche strumenti insoliti come il clarinetto basso e il trombone.

La regia di Bieito, uno dei registi più incisivi del panorama teatrale europeo, attualizza la vicenda giocando sapientemente con le luci (bianco nel primo atto, scure nel secondo) e una scenografia, merito di Anna Kirsch, veramente dirompente fatta di tante croci che, nel secondo atto, vengono tirate in alto dalle funi. Il Maometto di Bieito, sulla carta, si gioca proprio sui contrasti: crudeltà e poesia, la violenza della contemporaneità e la magia del teatro che parla al cuore e allo stomaco delle persone. Sta di fatto, però, che la regia appare statica (in alcuni casi sembra un’esecuzione in forma di concerto) e, in alcune scene, davvero poco sensata.

Magnifica, invece, la direzione di Michele Mariotti, che lavora sui contrasti (seguendo, in un certo senso, la linea del regista spagnolo) presentando, così, un Rossini unico, coinvolgente, che sfrutta al massimo il coro. Bravo anche a risaltare gli elementi drammaturgici dell’orchestra, che si presenta compatta e decisa spingendosi, senza troppe difficoltà, in territori più arditi. Vasilisa Berzhanskaya è una Anna dolce e sobria ma il vero protagonista è Roberto Tagliavini, un Maometto espressivo, ben timbrato, con nitidezza di dizione e la giusta incisività. Nella Cavatina “Sorgete: in sì bel giorno”, ad esempio, è chiaro, profondo, non gigioneggia ed esplora compiutamente tutte le variazioni che il pezzo presenta.

Bravissima Varduhi Abrahamyan, nei panni di un convincente Calbo, e da menzionare la resa omogenea per tutto lo spettacolo di Dmitry Korchak (Paolo Erisso).

Foto di copertina di L.Romano

Visto al Teatro San Carlo di Napoli il 2 novembre 2023

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