Mal’essere: Amleto nella cruda periferia urbana

Mal'essere

O si’ o nun si’
That is ’a questiòne
si’ è cchiù nobbile pe’ ’sta capa o mind
suppurta’ ’e ppetriate o ’e frezze ’e ’sta ciorta
ca parla tuosto or to take ll’arme.
Trip muri’ o sleep durmi’.

Mal’essere, spettacolo del regista napoletano Davide Iodice è in scena dall’1 al 12 febbraio 2017 al Teatro San Ferdinando di Napoli. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, è la riscrittura in napoletano di una delle tragedie shakespeariane più citate e rappresentate, l’Amleto, per l’occasione affidata ad un gruppo di storici rappers della città: Gianni ‘O Yank De Lisa (Fuossera), Pasquale Sir Fernandez (Fuossera), Alessandro Joel Caricchia, Paolo Sha One Romano, Ciro Op Rot Perrotta e Damiano Capatosta Rossi.

Il lavoro pone al centro della rappresentazione l’anima duplice, spesso connotata da toni cupi ed ansiosi, della città di Napoli: nessuna altra opera si presta a cogliere il senso di scoramento derivante dall’eterno paradosso esistente tra pensiero ed azione ed il Principe di Danimarca diventa immagine trasversale dell’uomo eternamente in lotta tra le contrapposizioni della morale e la necessità di dover scegliere il proprio agire. Ne deriva dunque anche la duplice accezione insita nel titolo dell’opera: malessere, nell’accezione dialettale diffusa, è una persona cattiva ma qui è anche sinonimo di profondo sconforto esistenziale. Essere o non assere, appunto.

Il palcoscenico è lasciato libero alla vista degli spettatori. Sul fondo un enorme quadro all’anima intercambiabile domina la scena. Su di esso appaiono residui di iscrizioni sovrapposte in mezzo alle quali è possibile scorgere, tra i colori e le immagini, Malessere, Life, Re. Nello spazio scenico è riprodotta una periferia urbana abbandonata ed in evidente stato di decadenza. La sala è invasa da un forte odore di terra, acre e pungente, che immediatamente porta lo spettatore al centro della  narrazione: Amleto è il Principe della Terra dei Fuochi, una terra abbruciata, dove lo sfarzo trasandato si alterna a cumuli di immondizia che aleggiano nell’aria per poi precipitare sul terreno arido assieme alle vicende intrise di risentimenti e di vendetta dei protagonisti in scena.

Luigi Credendino è un Amleto smilzo, attanagliato dal dolore che racconta seduto ai piedi del proscenio: simme  ‘e figlie re guerre senza vinciture, nuje co tiempo ce ne simme scese into ‘o vacante. Le sue parole disperate stringono la gola in un morso dolente. La sua angoscia è terribile e reale: da quella terra incolta e desolata attinge con forza al fine di trarre gli strumenti adatti alla sua vendetta. Lo spettro di suo padre assassinato con metrica metallica invoca e dalla terra Amleto scopre tracce dei suoi pensieri.

Le metriche del rap scandiscono i tempi della narrazione: il dialetto napoletano scivola nelle congiunzioni disegnate dagli mc, di cui sono parte viva e da cui traggono una forza in grado di investire il pubblico. Cori affollano la sala, rimbalzano da una parte all’altra, luci scrutano e assediano investendo gli occhi fino ad accecarli. Il disegno luci di Angelo Greco e Davide Iodice è il supporto sicuro di questa desolazione dell’anima in cui la brama di vendetta ed il seme della follia si allentano e si stringono in grandi vortici, gli stessi vortici disegnati dai lampadari che entrano in scena illuminando violentemente la fattezza nefasta di questa terra tanto lontana quanto vicina.

Il lavoro di Davide Iodice si inserisce all’interno di un percorso di riflessione sulle insenature disegnate dall’interiorità vessata degli uomini, con sguardo volto ai particolari che inevitabilmente porta al centro della scena. Mal’essere coglie nel segno questo intento artistico e, alla volta di un’opera eterea, ricuce nella lingua napoletana il dubbio amletico che si estende nelle pieghe di un malessere generalizzato di uomini e di donne che vivono in un presente fortemente connotato dalle difficoltà: il grido Ofelia Vive, con cui si conclude lo spettacolo, è un impeto di speranza che dal grigiume umano si leva e diventa simbolo di un’opportunità di vita, di una scelta.

 

MAL’ESSERE
dall’Amleto di William Shakespeare

ideazione, drammaturgia e regia Davide Iodice

riscrittura in napoletano di Gianni ‘O Yank De Lisa (Fuossera), Pasquale Sir Fernandez (Fuossera), Alessandro Joel Caricchia, Paolo Sha One Romano, Ciro Op Rot Perrotta, Damiano Capatosta Rossi

con Salvatore Caruso, Luigi Credendino, Veronica D’Elia, Angela Garofalo, Francesco Damiano Laezza, Marco Palumbo, Antonio Spiezia

e con i rapper attori Gianni ‘O Yank De Lisa, Vincenzo Oyoshe Musto, Paolo Sha One Romano, Damiano Capatosta Rossi, Peppe Oh Sica

spazio scenico, maschere, pupazzi Tiziano Fario
costumi Daniela Salernitano
disegno luci Angelo Grieco,
Davide Iodice
musiche composte ed eseguite dal vivo da Massimo Gargiulo

 

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