La rivolta contro Dio

strage di san bernardino

La rivolta metafisica, per Camus, è il movimento grazie al quale un uomo si scaglia contro la propria condizione e contro l’intera creazione contestandone i fini, come uno schiavo che si scaglia contro il proprio padrone. È la solitudine della bestemmia, l’urlo del figlio di Caino che si rivolta contro la Natura, quindi contro se stesso, continuando il delitto del proprio padre. La prima vera offesa a Dio l’ha fatta Sade, che ha il pregio di aver codificato la malvagità dell’uomo raccontando la violenza che è alla radice della creazione. Dostoevskij va oltre.

Secondo Ivan Karamazov, non v’è virtù senza immortalità ma poiché Dio e l’immortalità non esistono, è lecito all’uomo nuovo divenire Dio, cioè riconoscere che tutto è lecito. <<Possa Dio spargere la paura nelle case dei Crociati>> è stata una delle frasi social associate all’hashtag #AmericaBurning dopo la Strage di San Bernardino. Ma anche Dio, nell’Esodo (22.20), dice di “uccidere tutti quelli che adorino altri dei” e di “uccidere chiunque abbia una religione diversa dalla tua” nel Deuteronomio. Ma che cosa significa essere Dio?, si chiede Camus. Significa “riconoscere appunto che tutto è lecito; rifiutare ogni altra legge che non sia la propria […], si discerne così che divenire Dio è accettare il delitto”. Uccidere 14 miscredenti in California è diventare Dio. Uccidere 129 persone a Parigi è diventare Dio. La finanza, invece, è senza padrone, perché si è sbarazzata di Dio e degli idoli morali, ed è libertina, ha la “dolce abitudine del delitto” e, per citare ancora Camus, “quando la contabilità è chiusa, quando sono state massacrate tutte le vittime, i carnefici restano faccia a faccia, nel castello solitario”. Ma manca ancora qualcosa: l’omicidio toglie solo la prima vita di un’individuo, i nuovi carnefici desiderano ardentemente strappare la seconda vita. E qui Sade teorizza l’attentato contro la creazione.

C’è un film molto bello, mal distribuito in Italia, che si chiama “Dio esiste e vive a Bruxelles” di Jaco Van Dormael che mostra un Dio capriccioso e sadico, di stanza a Bruxelles, che vive in vestaglia godendo delle disgrazie altrui. Lui è il Grande Inquisitore, che imprigiona Cristo dicendogli che il suo non è il metodo adatto, che la felicità universale si raggiunge diversamente. Il Grande Inquisitore dostoevskijano, come precisa Camus, è vecchio e stanco, come il Dio interpretato da Benoit Poelvoorde. Il regista, però, ha creato una favola moderna e l’attentato contro la Creazione lo fa fare alla figlia di Dio, una bimba di dieci anni, Ea, che, dopo l’ennesimo litigio col papà, manomette il vecchio pc del padre, con cui Dio controlla il mondo, e invia un sms a tutti gli uomini comunicando la data della loro morte. Comincia, così, una rivolta contro Dio, una rivolta metafisica attraverso la redazione di un Nuovo Nuovo Testamento degli oppressi. Non c’è Stirner, non c’è Nietzsche ma una dolce favola contemporanea in cui dimorare in questi giorni di terrore.

 

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