La guerra di Gadda. Lettere e immagini (1915-1919)

Il 24 maggio del 1915 l’Italia partecipa alla Prima Guerra Mondiale, circa dieci mesi dopo l’inizio del conflitto, e il 1 giugno il futuro ingegnere Carlo Emilio Gadda si arruola in qualità di volontario con il fratello Enrico. Due mesi dopo chiede il trasferimento al 5° reggimento Alpini ad Edolo e, a partire dal 24 agosto, comincia a scrivere una serie di taccuini, un lavoro che lo coinvolgerà anima e corpo durante i quattro anni di vita militare e che confluirà in Giornale di guerra e di prigionia.

Con La guerra di Gadda. Lettere e immagini (1915-1919) i tre curatori, Giulia Fanfani, Arnaldo Liberati e Alessia Vezzoni, hanno compiuto un importante lavoro di trascrizione delle carte provenienti dall’Archivio Arnaldo Liberati di Villafranca di Verona e dal Gabinetto Viesseux, rovinate dall’alluvione di Firenze del 1966 e restaurate a partire dai primi anni del Duemila.

L’archivio Liberati di Villafranca, per gli appassionati di Gadda e per gli studiosi di letteratura, è una miniera d’oro che contiene manoscritti, fotografie e oggetti legati alla vita di Carlo Emilio. Un lavoro che parte dalla dedizione della sua governante, Giuseppina Liberati, che, negli ultimi dieci anni di vita dello scrittore, gli offrì un sostegno incondizionato. Dopo la dipartita di Gadda, tutto il materiale andò a lei e infine, dopo la sua morte, avvenuta nel 2003, a suo nipote Arnaldo, studioso apprezzato dell’età napoleonica, che fondò l’archivio. Nel libro troverete le lettere che Gadda scrive alla famiglia, soprattutto al fratello Enrico e alla madre Adele, cartine geografiche usate per orientarsi durante gli spostamenti, due alberi genealogici, fotografie.

Un lavoro prezioso, ricchissimo, che conferma ancora, e per l’ennesima volta, la grandezza di Gadda scrittore ma, soprattutto, che mette in evidenza alcuni aspetti che, poi, tratterà più diffusamente nei suoi romanzi. Cosa significava intervenire per Gadda? Era un rispondere da galantuomo a una “dolorosa necessità nazionale” ma anche una sfida-rivincita nei confronti dei padri. Questa condizione dell’eroe borghese viene meno dopo la notizia della morte del fratello appresa nel gennaio del 1919. Poco prima della pubblicazione de La cognizione del dolore scrive una lettera a Einaudi dove confessa di aver fallito e il lutto si cristallizzerà nella stesura definitiva di uno dei suoi più grandi capolavori.

Grazie a questo prezioso volume, per cui non finiremo mai di ringraziare i tre curatori, possiamo toccare con mano “l’isolamento nella solitudine” di Gadda ma anche un corpo ferito, che non riesce a superare il dolore che ha visto e subito. Lo scrittore ha usato la guerra per esplorare se stesso e riscriversi ma l’evento sarà per lui una cicatrice nella memoria indelebile, i suoi nervi non torneranno più saldi e la perdita del fratello Enrico sarà uno dei perni attorno a cui ruoteranno quasi tutti i suoi scritti. La sua opera a venire – e non la sua scrittura – sarà intrisa di un “barocco” kammerspiel sul supplizio del passato continuo impresso in un eterno presente che, parafrasando i CCCP, non sappiamo capire e che Gadda ha provato a spiegarci.

 

La guerra di Gadda
Lettere e immagini (1915-1919)
A cura di Giulia Fanfani, Arnaldo Liberati, Alessia Vezzoni
La collana dei casi, 138
2021, pp. 424, 96 tavv. f.t.
isbn: 9788845934797
Temi: Epistolari

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