Fabrizio Gifuni è Aldo Moro in uno spettacolo dal forte impegno civile

Con il vostro irridente silenzio è uno spettacolo teatrale di Fabrizio Gifuni, che ne è anche l’unico interprete, dedicato alla figura di Aldo Moro, il politico italiano che fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. Lo spettacolo si basa sulle lettere che Moro scrisse dalla prigionia ai suoi familiari, ai suoi compagni di partito e al popolo italiano, e sul memoriale che redasse per difendersi dal “Tribunale del Popolo” delle Brigate Rosse. Attraverso queste parole, Gifuni ci restituisce il ritratto di un uomo che vive una drammatica esperienza di isolamento, sofferenza, speranza e delusione, e che cerca di far comprendere il senso della sua vita e della sua politica.

Lo spettacolo è un’opera di grande impegno civile e culturale, che vuole riscoprire e attualizzare il valore storico e umano del memoriale di Moro, spesso ignorato o manipolato dalla memoria collettiva. Gifuni non si limita a leggere le lettere, ma le fa sue, le incarna con una recitazione intensa e coinvolgente, che trasmette le emozioni e i pensieri di uno dei fondatori della Democrazia Cristiana. Usa pochi elementi scenici, come un leggio, un tavolino e una sedia, e si avvale di un’efficace illuminazione, che crea un’atmosfera intima e suggestiva. L’attore romano diventa Aldo Moro e si rivolge a una platea silenziosa per raccontare la sua storia coinvolgendolo in un dialogo profondo e commovente.

Lo spettacolo è anche un’opera di grande profondità artistica e filosofica, che vuole interrogare il significato della tragedia di Moro, non solo per la storia italiana, ma anche per la condizione umana. Gifuni ci mostra come Moro sia stato una vittima sacrificale, che ha pagato con la sua vita il prezzo di una politica di dialogo e di compromesso, che cercava di superare le contraddizioni e le violenze della società. Moro, profeta inascoltato, che ha anticipato le sfide e le crisi del nostro presente, e che ci ha lasciato un messaggio di speranza e di responsabilità.

Con il vostro irridente silenzio ci regala un’esperienza teatrale unica e il tutto è unicamente merito di Fabrizio Gifuni che ci fa sentire la sua voce, il suo cuore e il suo spirito. Dalla platea lo seguiamo, attraversiamo le sue parole che diventano arma politica anche per il nostro presente.

Tuttavia, se proprio vogliamo trovare un difetto a questo lavoro, ci sono un paio di elementi che appesantiscono la narrazione. Innanzitutto, l’introduzione: Gifuni prova a contestualizzare la vicenda, a beneficio soprattutto dei ragazzi presenti in sala, ma, pur se necessario, è un frammento troppo lungo e staccato da tutto il resto.
Il secondo elemento riguarda la lettura al microfono: per un’ora e quaranta Gifuni, come i grandi mattatori del secolo scorso, sta fermo al microfono e si lascia dominare dalle parole di Moro, nella parte finale, invece, si avvicina lentamente alla platea e stabilisce un contatto con essa.
Allora mi chiedo: perché Gifuni, attore con un’esperienza fisica (e vocale) impressionante – è senza dubbio il nostro Gian Maria Volonté – non ha sfruttato questa sua caratteristica per dare più movimento alla sua partitura scenica? Il tavolino, per fare un esempio, è solo un elemento d’arredo, viene sfruttato pochissimo ed è un peccato perché questo studio potrebbe avere lo stesso dinamismo de “L’ingegner Gadda va alla guerra”. Il rischio è di perdere l’attenzione di parte del pubblico quando, invece, il materiale della parte centrale dello studio è, forse, quella più interessante.

Foto di Musacchio Ianniello Pasqualini

 

Visto al Teatro Nuovo di Napoli il 15 febbraio 2024

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