La Nuova Abitudine, la compagnia Mòra di Claudia Castellucci approda al Campania Teatro Festival

La Nuova Abitudine è l’ultima creazione di Claudia Castellucci dove ci immergiamo come osservatori nel canto Znamenny, ortodosso di origine greca, che si mescola con la tradizione popolare della musica russa.
Al canto si unisce la danza, frutto di un lavoro fisico laboratoriale di tanti anni e di una scuola, Mòra, poi divenuta compagnia di danza. Una danza istintiva, primordiale, che ricorda, in alcuni casi, i movimenti delle danze sacre di Gurdjieff. E poi c’è la traccia lasciata dal titolo di questo lavoro, una nuova abitudine a cui la Castellucci pensa durante la pandemia, quando l’uomo si è trovato isolato dal resto del mondo. Una nuova abitudine che mira a cambiare i tratti della propria esistenza, che spinge a fuggire, cambiare posto e a coprire altri spazi.

C’è, infine, anche un bisogno impellente di ricercare la purezza nei singoli movimenti, nell’abbraccio collettivo, e di ricercare il sacro nel movimento istintivo ma anche nel gesto routinario. Il progetto nasce nell’ottobre del 2021, quando la Compagnia Mòra si è trasferita a San Pietroburgo per creare i movimenti della danza assieme al Coro di musicAeterna di Teodor Currentzis. I danzatori hanno imparato, così, a interpretare quei canti in maniera libera e creativa liberandoli dal loro significato religioso e rituale. Anche gli abiti cerimoniali fanno parte del movimento (la gonna, la corda che la tiene su, sono parte del gesto coreografico) e, in un certo senso, lo spettacolo aumenta la sua carica semantica man mano che si approssima alla sua fine.

La Nuova Abitudine ci parla anche del tempo come valore universale, del tempo sospeso pandemico, che non è più oggi, come accadeva in Dostoevskij, un tempo interiore ma un’estroflessione del soggetto-corpo. Quindi solo la danza, che per Artaud è capace di dis-orientare il corpo e dis-organizzarlo, può essere pura scrittura intorno al vuoto e la Castellucci ha colto perfettamente quest’aspetto quando, in diverse interviste, dice di essere partita dalla scrittura per poi liberarsene del tutto.

Uno spettacolo che mostra un percorso ma, al contempo, indica una strada e custodisce un segreto.

Foto copertina di Salvatore Pastore

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