Una famiglia infelice a modo suo, anche a Natale [Natale in casa Cupiello @ Teatro Area Nord di Napoli, 3/1/23]

«Il presepe è l’orizzonte dentro cui si muove tutta l’opera sia in senso reale che metaforico, il presepe è l’elemento necessario a Luca Cupiello per sperare in una umanità rinnovata e senza conflitti, ma è anche la rappresentazione della nascita e della morte, è il tempo del passaggio dal vecchio al nuovo, è la miscela tra passato e presente, è una iconografia consolidata e al tempo stesso da destrutturare di continuo, il presepe si rifà ogni anno, è ciclico come le stagioni, può piacere e non piacere».
(Lello Serao, regista)

Il sipario blu si apre su una parete stellata e dipinta, le ombre si illuminano a mostrare figurine varie, siamo nel presepe e sta nascendo Gesù bambino, il nennillo, come si dice a Napoli, o meglio, sta rinascendo, come ogni anno. Gli angeli cantano, sono le nove e scende la neve, la suggestione è forte: tempo di svegliarsi, tempo di alzarsi. Lucarie’, scetate. Fuori fa freddo, come si conviene in ogni canto di Natale, ma dentro, a casa, c’è un bel tepore, si può anche uscire dal letto. Eppure, in che famiglia ci si ritroverà?

In scena c’è solo un attore, il bravissimo Luca Saccoia, e questo lo sappiamo già dalla locandina, spettacolo per attore cum figuris c’è scritto, e sarà proprio questo attore a dare la voce a tutti i pupazzi che prenderanno vita in questa storia, sul telo dipinto, ogni figura illuminata determina un’azione. Si parla appunto di teatro di figura, quella particolare arte teatrale dove burattini e marionette, ombre e oggetti, sono protagonisti e segni di una rappresentazione fortemente visiva e sensoriale; fondamentali quindi per la messa in scena i manovratori Salvatore Bertone, Paola Maria Cacace, Lorenzo Ferrara, Oussama Lardjani, Angela Dionisia Severino formati e coordinati da Irene Vecchia. La storia è quella classica, divisa in tre atti: è la giornata della cena di Natale in cui il capofamiglia scoprirà – con tutte le conseguenze del caso – di non avere una famiglia tanto perfetta, se volessimo riassumere il tutto in una frase.

Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo, scriveva Tolstoj, e questo è vero, e forse che non è vero anche che per molti Natale è il periodo più triste dell’anno? La tragicommedia di Eduardo ci ricorda che non tutti vivono la magia del Natale, per molti fonte di malinconie varie: impressionante guardare il viso di queste marionette e riconoscerne lo sconforto, come in uno specchio. Luca Cupiello vive in una fantasia, l’unico che ancora crede possa rinnovarsi una magia, è perché nessuno gli dice niente, c’è qualche screzio in famiglia, certo, ma non si immagina nemmeno la tragedia che di lì a poco sconquasserà tutto. Fare il presepe ogni anno è il suo modo di riunire la famiglia, ma peccato nessuno gli dia retta. È ancora possibile, la grazia? Basta dire che ci piace il presepe? Questa è una storia di fantasmi, proprio come nel canto dickensiano, è tutto già successo, la fantasia è passata di padre in figlio e si è fatta amara: il nennillo è cresciuto e continua a tornare, ma è rimasto solo, per ricordare il tempo andato non gli resta che la compagnia di questi pupazzi, e l’eterno ritorno dei pastori.

Il Teatro Area Nord, sede di Teatri Associati di Napoli nel quartiere di Piscinola, prende il capolavoro di Eduardo De Filippo e ce lo rende trasformato e arricchito, cosa non semplice e niente affatto facile. Una messinscena che rende reale l’immaginazione che  un unico attore possa prendere su di sé l’intera storia solo interagendo con i  sette pupazzi realizzati dallo scenografo Tiziano Fario (autore anche dell’intera scenografia). Uno spettacolo che resta tuttavia fedelissimo al testo di Eduardo, andando quindi ad aprire uno squarcio sentimentale e poetico in quello che a tutti gli effetti è ormai immaginario collettivo: sogno, incubo o fantasia  non importa, questo è uno spettacolo che una volta visto  non può che andare a sedimentare profondamente nel cuore di ogni spettatore. Magico, meraviglioso, commovente. Vari i premi vinti, a dimostrazione di qualità e bellezza: Premio Gennaro Vitiello 2023, Premio della Critica 2023, Premio Ubu 2023 per i costumi di Federica del Gaudio. Uno spettacolo che è già un classico, e non solo di Natale.

 

«Ti ho detto che queste sono le ombre delle cose che furono. Non te la prendere con me se sono quelle che sono», disse il fantasma.
(Charles Dickens, Canto di Natale)

(visto al Teatro Area Nord, mercoledì 3 gennaio 2024)

un originale allestimento, omaggio all’opera di Eduardo
da un’idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia
con Luca Saccoia
regia Lello Serao
spazio scenico, maschere e pupazzi Tiziano Fario
manovratori Salvatore Bertone, Paola Maria Cacace, Lorenzo Ferrara, Oussama Lardjani, Angela Dionisia Severino, Irene Vecchia
formazione e coordinamento manovratori Irene Vecchia
direttrice di produzione Hilenia De Falco
luci Luigi Biondi e Giuseppe di Lorenzo
costumi Federica del Gaudio
musiche originali di Luca Toller
realizzazione scene Ivan Gordiano Borrelli
assistente di scena Giorgia Lauro
assistente alla regia Emanuele Sacchetti
datore luci Paco Summonte
mastering Luigi Di Martino
fonica Mattia Santangelo
foto Anna Camerlingo
progetto grafico scene Salvatore Fiore
locandina Gianfranco Campo
documentazione video Francesco Mucci

Lucio Carbonelli

la forza della gentilezza e il potere dell'immaginazione

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