Monologue avec valise, la poesia del mimo di Costantino Raimondi

Monologue avec valise

In scena al Piccolo Bellini di Napoli il 4 marzo ed eccezionalmente in replica sabato 5 marzo 2016 Monologue avec valise, pantomima delicata e poetica di Guerassim Dichliev per la regia di Costantino Raimondi. Lo spettacolo ha debuttato nel 2009 ed in 5 anni ha attraversato 4 continenti, vincendo il premio Physical Theater per il miglior spettacolo a Skopie nel 2009 ed il Premio per il miglior spettacolo Internazionale a Cordoba nel 2015.

Seduto sulla sua valigia, una mano gli cinge la testa. Pantaloni neri, una camicia logora che gli stringe il busto, calzini rossi. Il vociare confuso del nutrito pubblico riecheggia in sala. Impassibile attende che cali il buio.

La valigia, kufa, mente dell’artista. La valigia, il suo cuore. Che va custodito, che va rianimato. Stretto in una morsa che lascia senza fiato, perché è vita. La sua vita che porta in giro per il mondo, in lunghe scorribande volte alla ricerca di una casa che possa accogliere il suo mondo che il corpo, lo sguardo, intenso e carico di luce, possono esprimere.

Un viaggio nel tempo ed un tempo in un viaggio che parte da Svilingrad, piccolo centro della Bulgaria, ed attraversa l’intera Europa per raggiungere il sogno, Paris. Un viaggio in cui l’anima si dipana e si restringe allo stesso tempo, provata dal distacco dell’artista dalla sua terra, dalle sue radici, dal saluto dei suoi cari e dalle loro lacrime. Provata dalla difficoltà di un lungo viaggio su un mezzo di fortuna, un  grande bus o un treno, attraverso i confini della Bulgaria, dell’Ungheria, della Repubblica Ceca e che ad un certo punto si scontra contro un muro, il muro di Berlino. Cambia percorso e riprende il suo cammino alla volta di Paris, ed una volta giunto, sempre valigia alla mano, compagna inseparabile, l’attraverserà tra peripezie metropolitane ed indicazioni stradali sbagliate per poter finalmente avere un’occasione, l’Opéra National de Paris ed una casting.

Finalmente la valigia si apre e lasciando uscire un cono di luce abbagliante. È il suo bagaglio che viene fuori, una baglio di emotività, di arte, di passione mista ad oggetti di scena. Un gilet di paillettes blu e la giacca di un frac adornata di pon pon rossi danno inizio alla sua esibizione dinnanzi la commissione dell’Opéra. Un pianista sbadato che trasforma il piano in una macchina da scrivere, un violinista che combatte contro le mosche ed un impacciato direttore d’orchestra. Ma non basta, si affretti a prendere l’uscita. E adesso? Chi sono io? Les françaises disent que tout va bien, racconta a casa, in una lingua che è l’insieme delle lingue del mondo. Tornarci? No, ma a Parigi sono un’emigrante e a casa sono uno straniero.

I ricordi si trasformano in sogno, ed i sogni in ricordi. Parte un rewind, di cui lo spettacolo è la naturale estensione, che riavvolge tutto. Un viaggio a ritroso dove la stanchezza dell’artista si trasforma in cecità del suo pensiero e lì dove tutto finisce ritroviamo il principio. La scena finale e quella iniziale, come sottolinea Costantino Raimondi, sono identiche, un’ellissi cinematografica che può essere riproposta a teatro.

Guerrassim Dichliev incanta il pubblico con la parola del suo corpo, linguaggio intenso e tenero della sua storia, della storia degli artisti che hanno fatto del mondo la loro casa.

Non dimenticherò mai il giorno in cui con una mano ho impugnato la valigia e con l’altra il mio cammino. Diceva mio nonno ad ognuno il suo cammino, la sua valigia. 

 

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