Quaderni giapponesi volume 3: ecco di cosa parla “Moga, Mobo, Mostri”

Quaderni giapponesi

I Quaderni giapponesi sono composti da tre volumi – leggibili e godibilissimi anche singolarmente, scritti e disegnati dal fumettista Igort – in cui il Giappone viene analizzato sotto diversi aspetti, il tutto con il segno inconfondibile dell’abile maestro.

Il primo dei libri che compongono questa trilogia – recentemente ristampata da Oblomov Edizioni in un bel cofanetto – s’intitola Un viaggio nell’impero dei segni ed è incentrato sull’industria del manga. Il secondo, invece, è Il vagabondo del manga, un’esperienza di viaggio tra poesia e arte giapponese. Il terzo e ultimo tassello dei Quaderni giapponesi porta il sottotitolo Moga, Mobo, Mostri. Ed è proprio su questo volume che ci concentriamo nell’articolo.

Igort ha una profonda conoscenza del Giappone, dei suoi miti, delle sue origini, della storia dell’editoria nipponica e della sua evoluzione. I suoi Quaderni giapponesi sono realizzati con un approccio da appassionato e una trattazione da vero professionista: ogni più piccolo particolare è spiegato con grande precisione e accuratezza.

Del resto Igort è stato lui stesso un autore di manga – uno dei pochi occidentali a cui sia mai stato concesso questo privilegio! – e conosce a menadito i meccanismi che regolano l’industria dei fumetti in Giappone.

In questo terzo volume l’autore si dedica, però, a una produzione più ai margini: quella che vede protagonisti i maestri che non si sono piegati al mainstream, ma perseguono una loro eccentrica visione. Tra questi citiamo Suehiro Maruo – di cui lo stesso Igort ha pubblicato nel nostro Paese Il vampiro che ride – o il pittore Yamamoto Takato, o ancora il famoso graphic designer Tadanori Yokoo. Questo soltanto per nominare qualche contemporaneo, ma la ricerca di Igort va assai più indietro nel tempo, facendoci scoprire coloro che sono stati precursori e ispiratori di questi artisti.

Il graphic novel approfondisce tutti gli aspetti legati al morboso e agli eccessi, che sono pur così profondamente radicati nella cultura giapponese. Igort ne prende in esame molteplici aspetti, analizzando interi decenni: racconta al lettore la nascita delle MOGA (Modan Garu, cioè Modern Girl, ragazze giapponesi degli anni Venti che abbracciarono uno stile di vita “più occidentale”) fino ad arrivare al Pinku Eiga – film soft-core giapponesi che cominciarono a diffondersi alla fine degli anni Sessanta – e alle nuove incarnazioni del grottesco e disturbante ero-guro, partendo da radici lontanissime nel tempo che arrivano fino al movimento pittorico dell’ukiyo-e.

Lo spunto per Moga, Mobo, Mostri arriva da Una lettera per Momo, film d’animazione di Hiroyuki Okiura – che ho recuperato proprio grazie a questo libro! – che mostra nelle prime scene un kibyoshi, un tipo di fascicolo illustrato del periodo Edo, prototipo del fumetto adulto made in Japan.

Partendo da questi libriccini spesso considerati illegali, all’interno del volume s’indaga quindi quel Giappone nascosto e torbido, fatto di eccessi e follie, che tanto attira gli occidentali. Il fascino di questo lato così provocatorio del Paese del Sol Levante risiede forse nel suo contrasto con la versione ufficiale, canonica, di un popolo che dice sempre “scusa” e “grazie” e teme di mostrare i suoi veri sentimenti.

Parlare di un’opera sentita, profonda e ampia come Quaderni giapponesi però, finisce sempre con l’essere riduttivo. L’unico modo per apprezzare al meglio questa raccolta di pensieri, studi e bellissimi disegni è soltanto la lettura diretta!

Titolo: Quaderni giapponesi. Vol. 3: Moga, Mobo, mostri
Autore: Igort
Editore: Oblomov Edizioni
174 pp., col. – 20,00 €

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