La scortecata: l’incontro tra Emma Dante e Giambattista Basile

© Festival di Spoleto / ph.MLAntonelli-AGF. Teatro Caio Melisso, spettacolo La Scorticata testo e regia di Emma Dante. Nella foto Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola

Ma nun te si spusata. E saje pecché? Pecché ‘o spasimante tuoje pure si era cecato nun te vuleva. E saje pecché? Pecché si talmente brutta che fai schifo pure ‘o scuro!

Rusinella e Carolina, protagoniste de La scortecata per la regia di Emma Dante in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 29 gennaio al 3 febbraio 2019, accolgono il numeroso pubblico all’interno del loro spoglio basso, antro di bruttezza e vecchiaia. Pochi gli elementi in scena: due piccole sedie di legno che accolgono i dialoghi delle due sorelle, rispettivamente di 99 e 102 anni, un vecchio baule sul fondo, una porta lasciata ai piedi del proscenio ed al centro un castello in miniatura poggiato su una scaletta.

Rusinella e Carolina, protagoniste  dell’omonima fiaba de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, vivono mal sopportandosi e senza rassegnarsi all’insorgere della vecchiaia. Sono sole e nelle pieghe della loro ormai flaccida pelle, negli abiti sbiaditi e nei movimenti troppo meccanici per un corpo, catalizzano il malessere della loro condizione. Il rapporto tra le due sorelle è intriso di necessità e rigetto. Ripetutamente, infatti, si rinfacciano la rispettiva condizione di solitudine addossando all’altra la colpa del mancato matrimonio. Nello stesso tempo individuano nell’esistenza dell’altra la sopravvivenza ormai giunte sul viale del tramonto.

I loro battibecchi sono una danza linguistica che affonda le proprie radici nel profondo sud. Una danza in cui le parole prendono vita liberandosi dalla loro condizione di veicolo di informazione e assumendo, di volta in volta, la forma di un corpo, di un’immagine, di un sogno o di un’evocazione. È questo uno dei pregi della riscrittura della regista palermitana dell’opera di Basile: il napoletano seicentesco di Basile si mescola con la vita quotidiana delle due vecchie sorelle creando dei piacevoli innesti contemporanei. Viene fuori, in questo senso, il carattere universale della lingua che, non più ancorata alla mera appartenenza geografica, diventa fruibile perché incarnate dalla bravura degli attori in scena.

Salvatore D’Onofrio nei panni di Rusinella e Carmine Maringola in quelli di Carolina sono il valore aggiunto di questa pièce. Il testo è totalmente affidato alla loro capacità espressiva: nei panni delle due vecchiette sono superbi ed il continuo sovrapporsi dei registri – passano abilmente da un personaggio all’altro interpretando ora le due sorelle, ora il re, ora la fata – riempie la scena di immagini e di evocazioni al punto da renderla adorna agli occhi dello spettatore.

I loro corpi si adeguano ai diversi registri, col grande pregio di rendere quasi palpabile la loro interpretazione, ed i circa sessanta minuti di rappresentazione scivolano via veloci tra le risate del pubblico che lascia la sala con quale spunto di riflessione importante.

Bellissima una delle scene finali della rappresentazione: Carolina mostra con le spalle al pubblico la sua chioma rossa e la sua ritrovata giovinezza. Allarga il suo vestito, quasi fosse un bandiera, mentre inginocchiata Rusinella è un re dagli abiti settecenteschi pronto a siglare la favola. Ma  sarà poi davvero così?

 

 

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Una risposta

  1. 6 Febbraio 2019

    […] La Scortecata, Emma Dante propone al Teatro Bellini di Napoli il suo discusso Bestie di scena, una riflessione […]

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