La verità di Daniele Finzi Pasca

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La verità, dell’attore, coreografo e regista svizzero Daniele Finzi Pasca, è uno spettacolo che parte dalla telefonata di una fondazione, che annuncia l’acquisto di un telone di boccascena, dipinto da Salvador Dalì, per una mise en scene storica, fatta al Metropolitan di New York, del Tristano e Isotta. Il telone non è mai stato utilizzato perché considerato “troppo imponente”. La proposta, fatta a Finzi Pasca nel dicembre di cinque anni fa, fu quella di utilizzare l’oggetto, all’interno di un lavoro, come un ulteriore performer sulla scena con cui interloquire e dialogare. Da qui nasce La Verità. Ma qual è la “verità dello spettacolo”?

Vera è proprio la performance, proposta dalla Compagnia Finzi Pasca, che, attraverso numeri da circo spericolati – come l’acrobatica, trapezio e tessuti, fino al contorsionismo più estremo – , mette in scena l’universo daliniano, anche attraverso l’utilizzo di richiami visivi come le grucce o i soffioni, che simboleggiano il volto di Tristano. Ogni elemento della tela di Dalì diventa parte di coreografie surreali, talvolta volutamente da vaudeville, e interviene all’interno di una struttura nonsense adatta a tutti i palati. Non è Teatro ma un grosso Spettacolo di circo teatrale carico di rappresentazioni simboliche e di performance ardite. Tanta tecnica e poco cuore ma lo Spettacolo puro, fatto di adrenalina e meraviglia, c’è.

Ci sono tanti atti performativi separati – alcuni memorabili, altri solo d’impatto – , con alcuni numeri di clownerie a fare da collante a un’idea unitaria e brillante di spettacolo, che ruota attorno al telone di Dalì, con alcuni sketches sognanti e memorabili, come quello del pianista-rinoceronte che suona un pianoforte a coda mentre le partiture di musica volano verso l’alto. Non c’è trucco, non c’è inganno: i performer compiono azioni mirabolanti vere, stregano il pubblico con gli ingredienti delle arti visive circensi coordinandosi sempre con la menzogna dell’Arte, utile per avvicinarci alla Verità.

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