La creatura perfetta, una storia d’amore e di ossessione

La creatura perfetta

L’amore può essere la più terribile delle gabbie. Ne sa qualcosa la protagonista de La creatura perfetta – ultima uscita per la collana Ariel di Tunué, firmata Alessandro Marmorini e Sindi Abazi – che, per il sentimento che prova per “lui”, accetta di essere vittima oltre la vita.

Quest’uomo che lei ha scelto è a suo modo un sognatore, ma ha in sé la lucida crudeltà dei bambini, che pensano soltanto a loro stessi. Così vaga di momento in momento, di luogo in luogo, in cerca di quell’idea che lo faccia diventare immortale. A qualunque prezzo. Un personaggio innamorato dell’arte al punto di pensare di voler fare l’attore perché secondo lui è un mestiere tale che ti consente di vivere senza scegliere: puoi sperimentare tante vite, tutte in maniera passiva, ma gloriandoti che siano tue.

Lui fa di lei la sua diva. Le dà attenzioni, la fa sentire desiderata. La convince a vivere i suoi stessi sogni, a perseguire identici ideali.

Le sensazioni della protagonista de La creatura perfetta sono rese benissimo, vivide nella loro estrema sofferenza. La fiamma della passione la fa essere cieca davanti all’evidenza. Sfruttata, ridicolizzata, senza che si presti cura o attenzione alla sua anima, a lei basta specchiarsi negli occhi del suo uomo per ritenersi soddisfatta.

E non solo, la nostra Golia – perfino il nome non le appartiene, poiché è stata ribattezzata da lui – deve anche condividere il suo amore con il terzo incomodo Tolve, bellissima e “cacciatrice”. A differenza sua, viva. Eppure questa temibile rivale non è la cattiva della nostra storia. Anche la donna è a suo modo vittima della volubilità di “lui”, anche lei si ritrova abbandonata quando non occorre più.

No, la vera antagonista della nostra storia è Maria, una donna in lotta con il mondo che si adopera in ogni modo per rendere la vita impossibile a Golia. L’accanimento con cui persegue il suo obiettivo la qualifica come persona arida e squallida, interessata soltanto a portare distruzione.

In verità, è difficile trovare delle figure positive all’interno della narrazione: una persistente sensazione di angoscia segue il lettore per tutto il tempo. Possibile che Golia sia così cieca? Possibile che non ci sia nessuno in grado di mostrarle un briciolo di pietà?

Questo graphic novel è estremamente particolare e si presta a tante chiavi di lettura diverse. Gli occhi profondi e senza vita di Golia osservano una realtà circostante terribile e desolata, composta da gente assolutamente non empatica. Un popolo volubile e crudele, che prima la acclama come star e poi le volta le spalle al minimo cambiamento dell’opinione pubblica.

Golia subisce patimenti infernali per seguire il folle sogno del suo innamorato, sempre pronto a blandirla con una nuova tortura, apparendo incapace di provare sentimenti autentici se non per sé stesso.

Un amore così macabro e malato può davvero essere definito tale? Quando la nostra potrà finalmente trovare pace? La creatura perfetta si svela piano piano come una storia complessa e a volte crudele, costellata però di attimi di puro splendore.

Il lavoro in team tra Alessandro Marmorini e Sindi Abazi unisce due professionalità molto diverse e, per questo, complementari. Lo sceneggiatore viene infatti dal mondo della recitazione, ed è prima di tutto un attore e un regista. Anche la disegnatrice è alla sua prima esperienza con un graphic novel, pur avendo seguito un percorso di studi più prevalentemente legato all’arte grafica. Il risultato dei loro sforzi congiunti è strabiliante: per ammissione stessa dello scrittore – che aveva realizzato il suo lavoro in forma di racconto – la bravissima Sindi è riuscita a infondere un’anima “romantica” a La creatura perfetta, che nasceva invece come un’opera molto più grottesca.

Coordinati da Simona Binni – fautrice della collana Ariel, che continua a regalarci lavori estremamente accurati e interessanti – Marmorini e Abazi realizzano una fiaba oscura che cerca di suscitare nel pubblico un’unica reazione: anche nelle storie difficili e spaventose, ciò che non bisogna perdere mai è il senso di meraviglia, quella ricerca eterna di qualcosa che possa stupirci ed emozionarci. Nonostante tutto.

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