La mia vita raccontata male

Claudio Bisio convince la platea del Bellini con il suo La mia vita raccontata male. Il testo, dell’autore molto apprezzato Francesco Piccolo, racconta una serie di spaccati di quotidianità. Dai primi amori alla relazione con i genitori passando per le delusioni amorose e le rotture.

Attraverso la narrazione di vari episodi della sua vita, dal Sessantotto, alle riunioni studentesche, passando per il contrasto con i genitori, la vita da solo a Roma, Bisio ripercorre una vita che potrebbe essere quella di molti di noi. E la racconta “male” in maniera disordinata, proprio come è la vita di tutti noi.

La vita non è raccontata con precisione perché da una parte ci sono i fatti, dall’altra ci sono i ricordi, il modo in cui ci raccontiamo quello che ci è avvenuto, come il passato ha influenzato la nostra vita presente. Nessuno di noi è oggettivo nel ripercorrere gli eventi della propria vita ed è questo che lo spettacolo racconta attraverso gli episodi apparentemente disordinati che ricostruiscono una vita intera. 

Dopo un inizio quasi malinconico, lo spettacolo coinvolge gli spettatori, strappa una risata (molte in realtà) e riporta alla mente dei presenti uno spaccato di qualche anno fa. La prima parte della messa in scena infatti è è il racconto del punto di vista di un bambino e poi di un giovane uomo, che scopre il mondo, mettendosi necessariamente in conflitto con la sua famiglia. Le tante televisioni sul palco raccontano il clima di una famiglia che vede Carosello e che canta con le gemelle Kessler prima di andare a dormire. 

Nella seconda parte dello spettacolo le televisioni raccontano un’Italia diversa, con Domenica In e una insostituibile Mara Venier in televisione, che fa parte dell’immaginario degli anni Novanta. Nella parte conclusiva, invece, protagonista, ormai un uomo, che è alle prese con delle relazioni mature e con l’arrivo dei figli, continua a gestire le aspettative enormi che i figli di oggi hanno nei confronti dei genitori spesso mitizzati. Dopo aver raccontato la separazione dai propri genitori e l’indipendenza delle vita da solo, il protagonista fa i conti con la necessità di indipendenza dei figli e con il bisogno di dare loro spazio.

Il regista Giorgio Gallione crea un clima molto intimo in cui lo spettatore si sente avvolto e coinvolto nei fatti messi in scena, il tutto  aiutato da una splendida scenografia (di Guido Fiorato) che con alcuni oggetti esemplari mette in evidenza i vari momenti della vita. Il tutto accompagnato dalla musica dal vivo di Marco Bianchi e Pietro Guarracino che accompagnano la messa in scena sottolineando i momenti di maggiore pathos. 

Claudio Bisio fa da mattatore in un climax ascendente che dai ricordi malinconici della prima gioventù ci conduce fino alla maturità, alla consapevolezza che, nonostante tutte le imperfezioni, la nostra vita è bella così com’è. 

“Ci sono due tipi di storie che si possono raccontare: quelle che fanno sentire migliori e quelle che fanno sentire peggiori, ma quello che ho capito è che alla fine ognuno di noi è fatto di un equilibrio finissimo di tutte le cose, belle o brutte; e ho imparato che, come i bastoncini dello shangai – se tirassi via la cosa che meno mi piace della vita, se ne verrebbe via per sempre anche quella che mi piace di più.”
(Francesco Piccolo)



da Francesco Piccolo

con Claudio Bisio
e i musicisti Marco Bianchi e Pietro Guarracino

regia Giorgio Gallione

musiche Paolo Silvestri
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani

produzione Teatro Nazionale di Genova

Durata Spettacolo: 90 minuti

Visto al teatro Bellini di Napoli il 21 marzo 2023

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