Chi dice che non c’è amore, per gli sconfitti? [Thanks For Vaselina – Carrozzeria Orfeo_17_01_23]

I protagonisti di questo spettacolo sono tutti degli squilibrati, personaggi senza equilibrio in un mondo che fa finta di non vederli, lasciandoli abbandonati a se stessi, che muoiano o continuino a vivere poco importa. Sono loro stessi a confessarlo, in un attimo di quiete tra urla e turpiloquio, le luci basse, un melodioso ritmo portato avanti da cucchiaino su bicchiere a cullare le loro parole: chi è stato abbandonato da piccolo, chi non è amata da nessuno, chi si  è perso appresso alle proprie battaglie perse, chi non può fare a meno del gioco, chi ancora non ha trovato il proprio posto nel mondo: ma non è per tutti, così?

Dopo 10 anni Carrozzeria Orfeo riporta sulle scene il proprio spettacolo più famoso, che nel frattempo è diventato anche un film ed è stato messo in scena anche in Spagna, ed è subito successo e risate, il titolo sempre più attuale: Thanks For Vaselina. Qui si parla dei più ultimi sconfitti, che anche solo per la parvenza di minima e sofferente vita che si ritrovano a condurre si sentono in dovere di ringraziare, sì, ma ringraziare chi, precisamente? Dio ha creato troppi amanti, ma poco amore, si dice a un certo punto nello spettacolo: e allora sì, prenderlo a quel posto, ringraziare e portare a casa.

foto di Laila Pozzo.

Il tempo rappresentato è un futuro prossimo/contemporaneo dove gli Stati Uniti portatori di verità e democrazia hanno bombardato il Messico per porre fine al narcotraffico, a questo punto gli amici Fil – Gabriele Di Luca, anche autore del testo –  e Charlie – interpretato da Massimiliano Setti –  cercano di fare il colpaccio della vita esportando marijuana dall’Italia, ci provano con l’aiuto di Wanda (Carlotta Crolle), ragazza obesa che vorrebbe essere principessa, e la madre di Fil, Lucia, una notevole Sonia Barbadoro, che si è appena disintossicata (?) dalla sua ossessione, tuttavia tutto si farà impossibile con l’arrivo del padre di Fil, Annalisa (Pier Luigi Pasino), trans bisessuale impelagato in una brutta setta di cristiani rinati. Il tutto si svolge nello spazio di una stanza (le scene sono di Lucio Diana) dove prendono forma queste disturbate vite.

Lo spettacolo non risparmia nessuno, qui si ride di tutto e di tutti, procede per accumulo, mettendo sul piatto di tutto: cattolici integralisti, animalisti vegani, bugiardi ludopatici, depressi bulimici, omosessuali indecisi e chi più ne ha più ne metta, tanto che a un certo punto il dubbio si fa più che legittimo: è davvero necessario, non risparmiare nessuno? Evidentemente sì, questo è il mondo in cui viviamo, quello più normale è comunque arrabbiato, si insulta e si ride, ma queste sono risate amare, perché solo così si può sopravvivere,  e che importa se tutto ci si rivolterà contro, in un modo o nell’altro un po’ d’amore lo si racimola sempre.

Questo è uno spettacolo dedicato ai familiari delle vittime nonché alle vittime dei familiari, e mai dedica fu più azzeccata: la realtà è più che grottesca e, inconsapevolmente o meno, spesso si è vittima proprio di chi ci è più vicino. Carrozzeria Orfeo ci invita a ridere con ironia lucida e feroce di tutto questo, l’unico modo per uscirne e per restare insieme, senza perdere pezzi, gli occhi lucidi e leggeri, nonostante tutto. Gustosi i rimandi a opere ormai parte dell’immaginario collettivo mondiale: Breaking Bad, Trainspotting, Pulp Fiction, Il grande Lebowski.

 

Lucio Carbonelli

la forza della gentilezza e il potere dell'immaginazione

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