Avanti nella lotta, amore mio! – La battaglia di Piero Gobetti

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Piero Gobetti è stato una figura importante nel panorama politico italiano, antifascista, morto a ventiquattro anni nel 1926 a Neuilly-Sur-Seine, a causa delle ripetute violenze fasciste che gli provocarono degli scompensi cardiaci procurandogli, quindi, la morte.
Grazie all’antologia curata da Paolo di Paolo per Feltrinelli, Avanti nella lotta, amore mio! Scritture 1918-1926,  scritta per ricordare Gobetti a novant’anni dalla sua morte, il lettore potrà conoscere o ricordare uno dei pochissimi intellettuali ad aver individuato il male fascista prima della sua ascesa.

Una vita breve, quella di Gobetti, ma vissuta all’insegna delle battaglie politiche e di una passione sfrenata per la poesia e l’arte. Pur essendo un liberale, Gobetti è molto vicino all’<<Ordine Nuovo>> di Antonio Gramsci anche se mira a una rivoluzione liberale di stampo europeo, sfruttando l’identità multiforme di un’Italia democratica “apparente” e divisa alla mercé di ideologie populiste.

Nella silloge curata da Di Paolo emergono due figure di intellettuale: il liberale, allievo di Einaudi, che spera in un riscatto delle classi popolari e il critico teatrale per Gramsci, che ama il nuovo teatro di Pirandello e il magnetismo di Eleonora Duse. Eppure i suoi scritti sono anche autentici atti d’amore per Ada, la donna che lo fa sentire vivo, invulnerabile. Tutto questo si confonde in un solo magma di parole, in cui il privato e il pubblico sono la stessa cosa e dove l’intellettuale cessa di essere elitario per divenire civile. Infatti l’amore, la lotta politica, l’interesse per le forme artistiche ed espressive sono tutti tasselli di uno stesso puzzle, di una stessa rivoluzione morale e culturale volta a ridare dignità e libertà a un paese.

Il tempo, per Gobetti, però, è passato troppo in fretta, ma ci ha lasciato un patrimonio inesauribile di idee, di spunti e riflessioni per poter essere “partigiani adesso”. Noterete, infatti, sfogliando il libro, che le sue parole sono ancora tremendamente attuali e piene di vita.
Oggi fa freddo, ci sentiamo perduti e senza un punto di riferimento politico. Sappiamo che non possiamo trovarlo in questo presente corrotto, dove la classe intellettuale e politica è colpevole di aver inaridito intere generazioni. Per questo motivo, è più che giusto appellarci a figure come Gobetti, Gramsci, Fortunato per ritrovare il filo di un discorso interrotto tantissimi anni fa. Ce lo ricorda ancora una volta Paolo Di Paolo – “fuoriclasse della parola scritta”, come ha giustamente precisato Marina Bisogno in un suo articolo –  non nelle vesti di scrittore ma come curatore di una raccolta che interroga il passato per analizzare il presente partendo, però, da quel che è Storia.

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