Un nemico del popolo (Thomas Ostermeier)

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Thomas Ostermeier giunge al Teatro Politeama di Napoli con Un nemico del popolo di Henrik Ibsen, nell’ambito dell’edizione 2015 del Napoli Teatro Festival Italia. La versione del regista tedesco conserva il nucleo del testo ibseniano integrandolo con alcuni pezzi tratti da L’Insurrection qui vient, testo scritto dal “Comité invisible”, collettivo francese anarco-insurrezionalista. Una scelta difficile e azzardata ma che, alla fine, si rivela vincente. L’azione si svolge all’interno di un appartamento borghese, con la scenografia disegnata, con gessetti, sulle pareti. Quattro ragazzi animano gli spazi provando dal vivo Older Chests di Damien Rice, fanno parte di un gruppo e vorrebbero cambiare il mondo, sono figli dell’idea di Occupy Wall Street e incarnano tutto il disagio della generazione della crisi. Detta così, verrebbe da chiedersi che c’entra il drammaturgo norvegese con dinamiche che appartengono ai nostri tempi.

 

Ostermeier e un Ibsen ringiovanito

Ebbene, anche se il testo di Ibsen è stato ben rimaneggiato da Florian Borchmeyer, la storia rimane la stessa: il dottor Tomas Stockmann lavora per il centro termale pubblico, fortemente voluto da suo fratello, sindaco della città. In base a delle analisi effettuate, Tomas scopre che la più grande risorsa economica della città è, in realtà, un vero e proprio pericolo perché le sue acque sono fortemente inquinate. Il medico vorrebbe denunciare questo disastro ambientale sulle pagine del giornale progressista della città, dove lavora il suo amico Hovstad, ma è pur vero che il fratello è il rappresentante degli azionisti di maggioranza del centro termale. La conclusione di Stockmann è quella di chiudere i bagni termali e cominciare dei lavori molto costosi per mettere in sicurezza i clienti delle terme ma il fratello si mostra decisamente contrario per la ricaduta sulla collettività, attraverso un aumento delle tasse, di questa spesa. Dal canto suo il giornale progressista, in evidenti difficoltà finanziarie, non può difendere questa causa per non perdere il sostegno dei proprietari delle case e dei terreni. Stockmann, evitato da tutti, finisce per esporre la sua tesi in un’assemblea pubblica. Nella versione di Ibsen, Tomas si ribella contro la tirannia della maggioranza che lo etichetta come “nemico del popolo”. Ostermeier, invece, mescola i testi di “Comité invisible”, con frammenti da Ibsen, e dà al pubblico la possibilità di partecipare al dibattito.

 

Perché ‘Ein Volksfeind’ di Ostermeier è da vedere

La versione di Ostermeier del Nemico del popolo ibseniano impressiona positivamente lo spettatore proprio perché il tradimento del testo di partenza è funzionale a un discorso politico ben più ampio. Siamo veramente lontani dalle idee di tanti registi contemporanei, che puntano unicamente allo shock estetico, finto e abusato, e all’inutile provocazione. Ostermeier, per fortuna, ha ancora a cuore il teatro e ne rinnova radicalmente la sua funzione politica senza rinunciare all’Arte e allo schiaffo irriverente. Ci riesce, grazie a un cast di attori superlativi e a un’équipe tecnica di tutto rispetto. Riflette sul nuovo che avanza, senza avere nostalgia del passato e senza procedere per astrazioni, inserendosi perfettamente nel percorso delineato da Grotowski che culmina nel teatro di Julia Varley dell’Odin Teatret. E oggi, più che mai, nella nostra società post-democratica, che si sta svuotando progressivamente di ogni tipo di valore, un lavoro come questo è più che mai necessario. L’interazione, perfettamente governata dalla regia, con il pubblico ci sbatte in faccia quel che siamo: un “popolo” che pensa di avere potere nelle decisioni collettive ma che, in sostanza, è manipolato dal gioco dei potenti. Tomas, infatti, è una delle vittime del sistema liberale ed è il fallimento dei vari “occupy”. Noi, però, sembra volerci dire Ostermeier, invece di reagire, stiamo a guardare, “col cuore a sinistra e il portafogli a destra”.

 

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