Souper, a cena con la corruzione

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Fausto Paravidino mette in scena Souper, una commedia ad atto unico di Ferenc Molnar e la affida a nove attori che vestono gli abiti di ricchi borghesi arricchiti con la finanza alle prese con una cena elegante a casa di un direttore di banca. L’atmosfera, dapprima rilassata e gioviale, si trasforma, con l’arrivo di un ispettore di polizia che deve condurre il direttore in commissariato, in una serata dove vengono fuori crudeltà e cattiverie che denunciano un mondo corrotto.

A dispetto da quel che può sembrare, Souper non brilla per originalità registica né per la prova attoriale ma, piuttosto, appare scialbo e senza invenzioni. La scelta di utilizzare delle didascalie proiettate, come per dividere i momenti salienti della vicenda, è scontata e non aggiunge niente alla narrazione. Paravidino, inoltre, rimpasta le sue ultime idee di regia a servizio di uno spettacolo mediocre esaltato, però, da una cornice meravigliosa grazie alle scene di Laura Benzi e alle luci venate di cromatismi rothkiani di Alessandro Macorigh.

Eppure questo desiderio camaleontico di Paravidino di non ripetere se stesso cambiando, di volta in volta, genere e forma non può che essere apprezzabile, soprattutto perché, in questo caso, rinuncia alla sua scrittura ma, al contempo, sceglie un testo ironico dove far abitare il suo teatro. Mancano, però, le sue costruzioni narrative, che sono sempre un tutt’uno col contenitore e con il lavoro attoriale. Mancano i suoi contrasti, i montaggi quasi cinematografici, la realtà descritta come all’interno di un caleidoscopio. Al loro posto, però, si assiste ad un conflitto tra i personaggi quasi pirandelliano, che genera una tensione spiazzante nello spettatore proprio perché racconta una storia che riguarda, in maniera atroce, i tempi che stiamo vivendo. Cos’è apprezzabile, allora, in questo Souper? Ancora una volta, la rinuncia di Paravidino a qualsiasi caratterizzazione psicologica e la volontà di rappresentare la sistematicità della corruzione nel mondo della finanza con uno sguardo esterno e documentaristico contrapponendo gli umori, le paure e le ansie di una classe dirigente sempre più feroce e allo sbando.

Visto al Teatro Bellini di Napoli il 22/11/2016

 

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