Scende giù per Toledo

scende giù per toledo Cirillo

In scena al Teatro Nuovo di Napoli dal 15 al 17 gennaio 2016 Scende  giù per Toledo con la regia di Arturo Cirillo nelle vesti di Rosalinda Sprint, travestito napoletano protagonista del celebre romanzo breve scritto da Giuseppe Patroni Griffi nel 1975. Il regista e attore stabiese continua, con la rappresentazione di quest’opera, il suo percorso personale di rivisitazione  di autori partenopei, che vanta illustri predecessori come Eduardo Scarpetta, Antonio Petito e Annibale Ruccello.  A fargli da guida sono Napoli e il suo concentrato di umanità, riflesso di una realtà ricca di contraddizioni, tanto amara quanto traboccante di vitalità, che prendono vita attraverso il flusso di parole della protagonista, che colpiscono e, al tempo stesso, abbracciano lo spettatore.

Scende giù per Toledo Rosalinda Sprint col suo corpetto azzurro pieno di lustrini e la minigonna inguinale. Scende giù di corsa nel suo corpo minuto, irto su grandi tacchi a spillo, sandali che lasciano la gamba scoperta o stivali bianchi da cavallerizza che l’avvolgono. Corre perché in ritardo, ha perso tempo a schiarirsi capelli con la camomilla Schulz, di cui racconta meticolosamente le differenti fasi e i benefici del suo utilizzo. Ha appuntamento col sarto dal quale deve provare un cappotto col collo alla Maria Stuarda, emblema di eleganza e femminilità, un collo avvolgente e rigido e che può essere tale soltanto se al suo interno vengono messe delle stecche di balena.

Inizia così il racconto di una delle più travolgenti invenzioni letterarie della seconda metà del novecento. Dalla sua stanza in via Montecalvario emblema di Napoli, isola nelle isole, rifugio e mondo intero. Un letto ovale coperto di cuscini, una lampada che accende pigiando il piede sull’interruttore, una palma luminosa, una tappeto di pelo, una toilette con lo specchio ovale ed un separè intarsiato di disegni neri su fondo rosa. Fuori da quest’isola il mondo immaginario raccontato attraverso le parole della nostra protagonista, un mondo in cui reale e immaginario si fondono all’interno di un racconto dal tono intimo e personale in cui lo spettatore viene introdotto, preso per mano da Rosalinda stessa.

Napoli fa da sfondo a questo racconto intimo, spaziando tra le grandi via, la Partenope, la Caracciolo, la Litoranea, le gradi arterie della città che diventano arterie notturne della prostituzione, e i vicoli entro i quali Rosalinda corre tutto il giorno immersa tra le sue mille faccende, comprese le visite alle sue compagne di avventura. E il mare che quando lo vedi fa sempre effetto, dolce e funesto, che cammina e che a breve cullerà il suo viaggio verso una vita nuova fatta gioia e di luce tra le bianche scogliere del Dover.

A dare un volto e una forma umana ai personaggi è sempre Arturo Cirillo, in un racconto che prolifera di discorsi e pensieri che spaziano in continuazione dalla prima e alla terza persona, talvolta in un vero e proprio flusso di coscienza dove diventa palese l’assenza di una punteggiatura. I dialoghi diventano un insieme di voci che si accavallano e coinvolgono tutto intorno. Per caratterizzare i diversi personaggi femminili del racconto, le amiche di vita della nostra Rosalinda, Cirillo utilizza un elemento accessorio che spoglierà e vestirà ogni volta che  darà loro voce. Una vestaglia di seta maculata per Marlene Dietrich, amica di lunga esperienza e consigliera, che parla seduta su un pouf di pelo posto davanti alla toilette, una collana di perle pezzenti per la Baronessa, amica notturna dalle grosse fattezze che giace in uno stato di immobilità plastica sui gradini del Chiatamone e che parla seduta sul letto ovale della stanza. I personaggi maschili del racconto, di passaggio come nel caso del sarto o chiave come Gaetano o Giuseppe, centrali perché amori controversi di Rosalinda, sono lasciati indefiniti non identificati attraverso alcun oggetto, uomini emblema di un mondo mercenario ed aggressivo perché tale è il mondo  che accoglie l’amore tra gli uomini. La loro non identificazione mette in questo caso in evidenza la loro inconsistenza come uomini e come essere umani: Gaetano, il brutto che piace, bianco, liscio, sembra serio, la forma giusta per la scarpa sua, scappa via durante la notte ma anche quando lo rincontra è solo il desiderio di prevaricazione e di violenza che lo guida verso di lei. Oppure Giuseppe, il cugino ormai cresciuto, diventato uomo, un uomo bello, dalle labbra scure e lunghe, le gambe adeguatamente storte per far posto al cuscino regale, che le fa battere il cuore e la fa pensare all’amore, ma che alla fine si rivelerà anch’egli un violento senza cuore liberando tale violenza sul corpo minuto di Rosalinda. Anche quando ormai è sicura di non lasciare nulla di intentato, Rosalinda parte alla volta dell’Inghilterra guidata dal sogno delle bianche scogliere di Dover, dove rimarrà fortemente delusa dal luogo acerbo e dallo stile che si troverà avanti agli occhi, il luogo scelto per la sua rinascita.

Cirillo nella sua interpretazione è fisico. Abbraccia il palcoscenico da un punto all’altro, abbraccia la sala. Le sue braccia e le sue gambe accompagnano le parole della protagonista che parla dal luogo del ricordo, in viaggio tra ambienti onirici e realtà. Abbraccia la gioia, fittizia e momentanea, ma anche il dolore costante, fisico e dell’anima, di questa donna dal corpo minuto in cui tutti sembrano riversare le proprie frustrazioni, distruggendolo ogni volta.

Nella messa in scena di questo racconto, scritto nel 1975, inizialmente non pensato per il teatro ma che per la ricchezza e la struttura dei dialoghi sembra essere pensato apposta, Cirillo getta luce sul sottobosco napoletano che preannuncia in un certo senso la drammaturgia di Moscato e Rucello. Rosalinda Sprint è certamente antesignana delle sue future amiche nate dalla loro penna e che ritroviamo in Le cinque rose di Jennifer e Ragazze sole con qualche esperienza, dove i travestiti sono protagonisti assoluti. Nel 1975 però Scende giù per Toledo fu un testo eclatante, forte e discusso, e aprì un varco alle future produzioni sul tema. In un certo senso, come lo stesso Cirillo sostiene, Rosalinda Sprint ha più candore, è una sorta di termometro della realtà della città e della sua violenza. Il tema dei femminielli concede a Patroni Griffi il privilegio di poterne parlare per primo ma anche una certa libertà stilistica che ha a sua volta permesso a chi ha realizzato la messa in scena dell’opera la possibilità di poter provare differenti toni scenici e recitativi, ma anche differenti mascheramenti. Tutti elementi che ritroviamo ampiamente presenti in questa rappresentazione, dove il flusso di coscienza è diviso in due momenti, una voce semplice, registrata che riproduce il pensiero della nostra eroina  e una voce rarefatta, suo impulso alla vita.

Che il viaggio alla volta di una nuova vita conduca effettivamente la nostra protagonista in Inghilterra è per noi solo un elemento narrativo. Chi ha conosciuto e ascoltato Rosalinda Sprint la immaginerà per sempre nella sua piccola stanza di via Montecalvario, tra mille vestiti sparsi intenta a lavare via il peso delle brutture immersa in una vasca ovale colma d’acqua apparsa magicamente da sotto il letto.

 

Info

Teatro Nuovo di Napoli

via Montecalvario, 16

081 4976267 – botteghino@teatronuovonapoli.it

15 e 16 gennaio ore 21:00

17 gennaio ore 18:30

 

 

 

 

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