Reneixer, come il vino può significare rinascita

Enrique Vargas e la sua compagnia, il Teatro de Los Sentidos, hanno presentato Reneixer alla dodicesima edizione del Napoli Teatro Festival, una ricerca sulla rinascita e sul mondo simbolico del vino compiuta attraverso il laboratorio sensoriale. Vargas, che a Pistoia, ha fondato la sede italiana della “Scuola sul Linguaggio dei Sensi”, ha, da alcuni anni, incentrato il suo percorso antropologico-teatrale sul concetto di fermentazione/trasformazione per offrire al pubblico un’esperienza profonda sulla morte e sulla rinascita. 

Nel 2004 aveva proposto “La memoria del vino”, un viaggio che celebrava il mistero del vino, il suo rituale e la folle giocosità degli ubriachi sospesa tra realtà e immaginazione. La seconda tappa si chiamava Fermentación in cui lo spettatore viene condotto con mano nel percorso che va dal chicco d’uva alla fermentazione mentre, invece, con “Reneixer” celebra la rinascita. Nulla di nuovo per chi già conosce il teatro di Vargas ma, addirittura, per chi ha già visto il precedente, questo lavoro presentato al NTFI 2019 non è nient’altro che una fotocopia di Fermentación . Il pubblico cammina scalzo nella penombra, si ritrova sdraiato al buio in uno stato di veglia per poi essere ridestato dagli attori, macina acini di uva e, alla fine, partecipa ad una festa.

Per chi non ha mai avuto il piacere di confrontarsi col teatro poetico di Vargas, invece, è un viaggio affascinante meditativo-sensoriale che predispone il corpo e la mente a ricevere tutte le vibrazioni positive emanate dai performer. Secondo Eschilo, il vino è lo specchio della mente e, probabilmente, Vargas gioca con le filosofie orientali e occidentali per creare uno spettacolo leggero che, per un’ora, allontana dalla presenza ingombrante e assordante della città (e della routine quotidiana). Offre, quindi, un’esperienza rara, certo, dove, però, si avverte una mancanza di continuità narrativa che, alla lunga, può lasciare basiti. In cambio, però, dona allo spettatore un confronto con se stessi che non sempre si rintraccia nel teatro di prosa. 

 

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