Ödipus der Tyrann | Le metope del Partenone

metope del partenone

Ödipus der Tyrann, di Friedrich Hölderlin è andato in scena presso il Théâtre de la ville di Parigi, dal 20 al 24 novembre 2015. Le metope del Partenone è stato rappresentato per la prima volta a Basilea. A Parigi è stato messo in scena presso il Grande halle de La villette di Parigi, dal 23-29 novembre 2015. A causa degli spazi e dei mezzi necessari a questa rappresentazione, nonché a causa dell’inaspettato collegamento tra la messa in scena e i tragici attentati del 13 novembre 2015 il regista ha dichiarato che Le metope del Partenone sarà difficilmente rappresentato altrove.

Entrambi gli spettacoli vedono alla regia Romeo Castellucci e fanno parte del Festival d’autunno della città di Parigi.

 

Caro amico,

Romeo Castellucci si è scusato. Si è scusato in una premessa. Prima ci ha inviato una mail. Poi, prima dello spettacolo, ci ha parlato. Nel dibattito qualcuno gli ha chiesto il perché. Ha risposto al perché fosse necessario farlo, lo spettacolo. Delle scuse si è persa traccia.

Dove sta andando Castellucci?

L’impressione è che Castellucci sia tutto nel suo sguardo. Quello sguardo che in Edipo, il tiranno, è bruciato insieme agli occhi del regista. Quello sguardo che si brucia in Le metope del Partenone.

Il fuoco che consuma persino gli spettatori. E’ un fuoco fatto di ambulanze che entrano in piena scena. Il pubblico deve spostarsi, alcuni scappano. E’ il rosso delle divise dei soccorritori che si bagnano nel sangue della prossima scena. E gli occhi degli spettatori parigini si arrossano di lacrime.

In Edipo invece tutto si trattiene nel rigido formalismo dei movimenti di un convento, opacizzato dal velo che corre dinnanzi al sipario. Anche Edipo ha visto troppo, sebbene la sua parola sia apparentemente diversa da quella de Le metope. Edipo è colui che può divenire l’immagine guardata, è l’incarnazione dell’immagine. Da qui ad essere l’incarnazione di Dio il passo è breve. Forse Edipo è andato oltre quell’immagine che ha chiuso gli occhi del regista nel video che accompagna la messa in scena. Tutto è inarrestabilmente lento, ieratico, programmatico. Si tratta dell’ultima cena, dell’ultimo rituale : il sacrificio è già compiuto, sulla scena gli attori sono le tracce del sangue che è scorso. L’animale che compare è simbolo di ciò che guarda senza poter essere scrutato e per questo deve essere sacrificato. Sacrificato in eterno, attraverso l’attore.

Le metope del Partenone è il rito capovolto. Le metope sono colpi di pistola che si susseguono. Annoiano, questi colpi forti. Annoiano, espressamente. La noia dell’immagine della violenza deve annoiare per essere allontanata. Scene e scene condite dalle frasi enigmatiche di una sfinge assente. Ma la ripetizione svela ciò che è nascosto dal dubbio : non c’è alcun enigma. Non c’è enigma nella violenza della morte : la morte è un sinistro ripetersi solo per chi guarda. E’ il nostro sguardo ad essere colpito.

E’ il nostro sguardo ad essere morto nella palude di sangue de Le metope del Partenone.

E’ il nostro sguardo ad essere morto nella palude di pallore di Edipo, il tiranno.

E prima del nostro sguardo è l’occhio del regista ad essere stato sacrificato. Dopo l’animale, insieme all’attore, ma senza più nemmeno la parola, il regista s’immola e lo mostra con l’immagine dell’uomo Romeo Castellucci che soffre.

Se noi stessi, noi spettatori, siamo diventati vittime sacrificali nel vecchio mattatoio che ha fatto da scena a La villette, lui, il regista, ha sacrificato la scena. E’ il sacrificio del sacrificio.

Per questo ha dovuto scusarsi.

Perché ha sacrificato la scena al visibile. La scena ne è rimasta bruciata.

Non poteva sapere, lui dice, che quel rogo avrebbe riprodotto in modo esemplare il troppo di (indi)visibile che ha scosso Parigi nei giorni immediatamente precedenti.

Ebbene io non credo. Non credo nell’innocenza di chi solleva il velo.

Sotto il velo ci sono gli organi sparpagliati de Le metope, così come c’è la trinità di corpi informi che chiude l’Edipo. Questi sono solo l’altra versione dei corpi sventrati di ogni Bataclan che c’è stato, c’è e ci sarà su questa Terra.

Questo reale, Castellucci lo conosce, per quanto non possa vederlo.

La premessa è solo una denegazione. Ma la denegazione è essenziale per smettere di negare.

Il teatro è l’irreparabile, a prescindere dal fatto che l’irreparabile accada o meno.

 

Ödipus der Tyrann

Theatre de la ville

di Friedrich Hölderlin
basato sul testo di Sofocle

Direzione, scenografie, costumi: Romeo Castellucci
con: Bernardo Arias Porras, Iris Becher, Jule Böwe, Rosabel Huguet, Ursina Lardi, Angela Winkler
collaborazione artistica: Silvia Costa
musiche: Scott Gibbons
drammaturgia: Piersandra Di Matteo, Florian Borchmeyer

 

Le metope del Partenone

Grande halle de La villette

Messa in scena: Romeo Castellucci
Musica: Scott Gibbons
Enigmi: Claudia Castellucci
Con: Urs Bihler, Silvia Costa, Dirk Glodde, Zoe Hutmacher, Liliana Kosarenko, Maximilian Reichert
Collaborazione artistica: Silvia Costa
Effetti speciali: Giovanna Amoroso et Istvan Zimmermann

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