Notturno di donna con ospiti: Giuliana De Sio e Annibale Ruccello

notturno di donna con ospiti

Difficile trovare un autore, oggi, come Annibale Ruccello. “Notturno di donna con ospiti”, scritto all’età di ventisette anni nel 1983, è più che mai attuale. Qual è il segreto di questo grande drammaturgo ancora troppo sconosciuto? L’intelligenza, l’acutezza di spirito. Nessuno come Ruccello ha saputo capire il suo tempo cogliendo tutti i cambiamenti della scena teatrale negli anni ’80. Il titolone de “Il Mattino” del 26 novembre 1980, quel “Fate presto”, urlo megafonato da Andy Warhol nel suo trittico, potrebbe essere letto anche come una metafora della scena teatrale dell’epoca. Ruccello fa suo quel richiamo e comincia a evocare la degradazione della periferia urbana napoletana nutrendosi di Eduardo, di Patroni Griffi ma anche del teatro da camera ibseniano e dei tempi cinematografici hitchcockiani creando un nuovo tipo di linguaggio che segnerà fortemente i suoi lavori.

Da antropologo, Annibale Ruccello interroga la realtà che narra, tradisce il passato senza prenderne le distanze ma mostrando l’altra Napoli, fatta di interni-rifugi, claustrofobici, asfissianti, senza balconi per comunicare con l’esterno. Una Napoli provincia italiana, che vede come protagonisti figure messe ai margini dalla società, come il travestito Jennifer o la casalinga Adriana di “Notturno di donna con ospiti”. Le canzonette trasmesse per radio, gli sceneggiati televisivi sono i soli modi per salvarsi dalla monotonia di giornate ripetitive. Le donne di Annibale Ruccello vivono così, sono umili, piene di rimorsi, di ossessioni, e cercano spesso un interlocutore a cui affidare le proprie paure per vincere la solitudine. Ed è proprio da queste vittime martoriate dalla mancanza di salvezza che il drammaturgo fa partire sempre la sua riflessione sul Paese Italia che non ha saputo fare altro che creare un’illusione di felicità e di benessere.

Annibale Ruccello ha perso la vita a trent’anni in un incidente automobilistico, una morte che è stata una sconfitta per il teatro italiano. Metterlo in scena, frequentare costantemente i suoi testi, serve non a conservarne la memoria ma a farlo rivivere. In questo è stata bravissima Giuliana De Sio nel rappresentare il dramma della sua protagonista, Adriana, attraverso diversi registri ed esaltando l’elemento pop, sempre molto presente in Ruccello.

Adriana è sposata, ha due figli e, dopo il matrimonio, si è trasferita con suo marito Michele a un’ora di autobus dal centro. Si lascia vivere ma una notte, mentre si sta appisolando davanti al televisore, viene svegliata da una donna in fuga dal suo aggressore. E’ Rosanna, una sua vecchia compagna di banco, Adriana la lascia entrare ma, a poco a poco, la tranquillità dell’abitazione, una Cogne ante-litteram, verrà disturbata dall’arrivo del marito e dell’amante di Rosanna. Sarà per Adriana l’occasione per ricordare momenti della sua vita che aveva riposto nei cassetti della memoria fino a un colpo di scena finale.

Giuliana De Sio è straordinaria, sia nei cambi di registro vocale che per la gestione della scena ed è attorniata da un cast d’attori superbi. Regia essenziale ed efficace ad opera di Enrico Maria Lamanna, dialoghi serrati e un magistrale Gino Curcione nel ruolo della madre e del padre di Adriana. Grazie a questa messa in scena veloce, con tempi da thriller, Lamanna riesce a comunicare con potenza allo spettatore l’attualità di questa Medea contemporanea, la sua psicologia recuperando il senso del tragico nel momento in cui Adriana si manca, abbandonandosi al folle gesto, all’atto che le macchierà il suo lindo vestito di sposa.

 

Notturno di donna con ospiti

di Annibale Ruccello

regia Enrico Maria Lamanna
e con Gino Curcione | Rosaria De Cicco | Andrea De Venuti | Mimmo Esposito | Luigi Iacuzio
scene Sergio Tramonti
costumi Teresa Acone
musiche Carlo De Nonno
Teatro e Società srl

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