Meshes of the afternoon: agli albori del cinema sperimentale

meshes of the afternoon

Quando cominciai ad andare all’università, iniziai a vedere cinema sperimentale, non era difficile da trovare. Divoravo pellicole di registi come Andy Warhol, Kenneth Anger o Maya Deren. Meshes of the afternoon fu una rivelazione.
Maya Deren e Alexandr Hackenschmied sono la squadra di moglie e marito che c’è dietro Meshes In The Afternoon. Deren credeva che il cinema fosse un mezzo inesplorato per esplorare tempo, memoria e movimento ma, all’epoca, non raccolse molti consensi. Si poneva, però, le domande giuste: Che cos’è la forma cinematografica? Qual è il suo significato sociale?

In mesh, una donna (interpretata da Deren) nota un uomo all’esterno. Entra e si addormenta su una sedia. Sognava una figura incappucciata con uno specchio come un volto. Lo segue attraverso il suo sogno ricorrente, ma non riesce a raggiungerlo. Oggetti come un lettore di dischi, una chiave, un fiore, un coltello e un telefono abitano il sogno. La figura mette un coltello sotto il suo cuscino. Mentre attraversa il sogno, vede le versioni precedenti di se stessa. Prova a pugnalarne una ed è svegliata da un uomo (interpretato da Hammid). Le scene si ripetono ancora ma si cominciano a differenziare entrando nel dettaglio.

Punto seminale nella produzione cinematografica, è un film narrativo di immagini brevi in movimento che esplorano la mente come esperienza condivisa. Quindi, incitano il pubblico a pensare, “che cosa sto veramente vedendo?” “Come mi sento davvero?” “Che cosa è reale e che cosa è finzione qui?”. Deren e Alexandr Hackenschmied giocano con il tempo e lo distorcono utilizzando una serie di archetipi personali per rendere il film narrativo. Gli angoli e le riprese fotografiche dispari generano un’atmosfera molto tesa in quello che dovrebbe essere un ambiente confortevole. Mentre Deren attraversa i sogni e quello che pensiamo sia il mondo reale, lei contorce il suo corpo mentre la telecamera risponde con le proprie prospettive reclinabili. È un balletto di immagini ed è la prima volta che un regista ha osato usare il corpo per raccontare una storia: questa storia è di una donna che esplora il suo subconscio. Poi c’è in gioco la sessualità: il film ha una sua introspezione poetica, masturbatoria, e racconta di una donna che lotta per trovare la realtà all’interno delle fantasie della sua mente e della sua potente introspezione su se stessa in un reale prettamente maschilista.

Nelle diverse sequenze si avverte un uso pesante di contrasti chiari e ombreggiati. La figura incappucciata a specchio ricorda la morte personificata, mentre Deren si trasforma da angelica a minacciosa fino a ritornare allo stato iniziale. Le immagini del subconscio sono allucinanti e non rassicurano. Anche quando le immagini si ripetono, non c’è equilibrio offerto e lo spettatore è costretto a concentrarsi sui movimenti degli attori fino a quando la loro visione viene liberata in una scena di morte surreale.

Deren e Hackenschmied furono davvero visionari: Alexandr Hackenschmied ha continuato a fare più documentari mentre Deren ha continuato a esplorare diverse forme d’avanguardia e controversi stili documentari ma Meshes of the afternoon è il loro punto d’inizio e d’arrivo.

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