L’Italia s’è desta, un falso mistero italiano per raccontare la ‘ndrangheta

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Carla, la classica “scema del paese”, inascoltata, beffeggiata e derisa, ha un segreto che nessuno vuole apprendere: ha assistito al rapimento, da parte della ‘ndrangheta, nel suo paesino dell’entroterra calabro, dell’autobus della nazionale italiana di calcio, a due mesi dall’inizio dei Mondiali di calcio. Prova, in tutti i modi, a riferirlo alla stampa, ai suoi concittadini ma nessuno le presta ascolto. Torna, allora, subito in mente l’umanità fragile de “La Maria Zanella” del Polesine, un’altra donna inascoltata, un’eterna bambina che ha perduto le sue radici, sommerse dall’acqua e dal fango, che prova a raccontare un pezzo della sua vita. Carla, a differenza di Maria Zanella segnata dall’alluvione, racconta, invece, qualcosa di cui è inconsapevole e di cui si renderà conto solo alla fine.
Entrambe sono ai margini di una società che non le ha volute accettare ed entrambe sanno raccontare, lucidamente, meglio degli altri, ciò che hanno osservato per una vita intera.

“L’Italia s’è desta – un piccolo [falso] mistero italiano” della Compagnia Ragli, scritto e diretto da Rosario Mastrota, è un esperimento di teatro civile che inaugura una trilogia sulla smitizzazione della ‘ndrangheta ma è soprattutto una buona prova di mestiere, nonostante alcune ingenuità narrative, che rivela, soprattutto, un’attrice, Dalila Cozzolino, alle prese con pochi oggetti di scena e uno spazio da riempire. Carla, nella prima parte dello spettacolo, descrive minuziosamente l’ambiente del suo paesino, i personaggi che lo animano, la sua famiglia e l’amica del cuore scomparsa mentre, invece, successivamente, si focalizza unicamente sull’evento del sequestro fino alla rivelazione della verità in diretta nazionale. Durante la narrazione, però, è la partitura fisica che amplia il significato del testo fornendo al pubblico dettagli necessari per entrare all’interno dei meccanismi identitari di una comunità omertosa. Nicola Gratteri, nel suo “La mafia fa schifo”, definisce l’omertà come “due facce di una stessa medaglia che riescono a contaminare anche il mondo degli onesti” ed è esattamente ciò che scopre Carla dopo aver urlato a tutti la sua verità, cioè che “l’Italia è nel burrone”. Scoprirà che la sua vita è un’intera menzogna, a partire dalla sua famiglia, e non le resta, quindi, che cavalcare la sua bici per uscire di scena.

Visto nell’ambito de “L’altare di S.”, il 25/02/2017 al Nuovo Teatro Sanità di Napoli

 

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