Le Terre dei Giganti Invisibili – Intervista a Giada Tonello

Le Terre dei Giganti Invisibili

Le Terre dei Giganti Invisibili è la storia con cui la giovanissima Giada Tonello si è aggiudicata la vittoria del Lucca Project Contest 2017.
Il volume è molto particolare: interamente muto, a “parlare” davvero al lettore è la potenza dei disegni. Le Terre dei Giganti Invisibili – pubblicato da Edizioni BD – ci mostra, infatti, un mondo popolato da figure enigmatiche e potenti, che aiutano l’autrice a mettere su carta le sue suggestioni profonde, lasciando a noi la libertà d’interpretare la storia nella maniera che ci è più congeniale.

Giada Tonello, nonostante la giovane età, è molto determinata ed è pronta a sperimentare mille linguaggi differenti. Durante le giornate di Comicon ho avuto il piacere di chiacchierare con lei… Ecco cosa è venuto fuori!

1) Ti aspettavi di vincere quando hai partecipato al Lucca Project Contest?
No, la verità è che, dopo aver saputo che mi avevano scelta, ero in confusione. Pensavo che gli altri fossero molto più bravi di me. La casa editrice è stata spettacolare, il mio art director mi ha trattata benissimo. In realtà, sono riuscita a tranquillizzarmi soltanto iniziando il lavoro. Disegnando, tutte le cose che mi preoccupavano sono scomparse.

2) Hai sempre desiderato fare fumetti?
Sì e no. Ho avuto molti problemi nel decidere se fare fumetti. Il liceo artistico sperimentale mi ha molto deluso. Successivamente, in Accademia, ho scoperto che c’è una forte distinzione tra arte di serie A e B, e quindi mi sono un po’ scoraggiata. Invece, facendo un corso di fumetto, ho capito forse in modo più vero che questo linguaggio ha la forza che io già pensavo avesse.

3) Com’è nata l’idea per Le Terre dei Giganti Invisibili?
L’idea è nata sulla base di frammenti di pensiero. Io collezionavo delle frasi dei sogni che avevo fatto e le collegavo. Pian pianino sono riuscita ad ottenere un progetto che avesse un senso compiuto. Direi che ho fatto un lavoro che mi ha portata a “ritradurre metafore in senso visivo”.
Ad ispirarmi, è stato soprattutto Ghirlanda di Mattotti, che mi ha invogliato a lanciarmi in quest’impresa.

4) Il libro contiene un messaggio che volevi lasciare ai tuoi lettori?
Credo che sia la storia a dover decidere questo. È giusto che ognuno cerchi la propria interpretazione, ma è l’esperienza stessa che rende il lettore capace di leggere questa storia. C’è un messaggio che ho voluto lasciare: se tu fossi uno di questi personaggi, come affronteresti il finale?
Io la vedevo in maniera ottimista, ma ovviamente la cosa cambia in base alla persona che legge.

5) Ci sono degli autori a cui t’ispiri?
Uno su tutti è Mattotti, come dicevo. M’ispiro molto a quello che vedo, anche se non sempre so di chi siano le opere che mi colpiscono.
Sicuramente nelle mia opera ci sono riferimenti all’animazione giapponese, a Miyazaki e al suo Mononoke, agli ambienti sconfinati e vuoti di quell’immaginario. E poi l’incisione, Piazzetta, il disegno rinascimentale.

6) Quali sono le tecniche di disegno e inchiostrazione che utilizzi?
Non mi baso mai sulla tecnica. Il segno è sicuramente molto presente, ma le tecniche utilizzate sono variabili. Non ho un’impronta fissa.

7) Qualche anticipazione sui tuoi prossimi lavori?
Per come sono fatta, so già cosa farò nei prossimi due anni. Se ho deciso che quella cosa la faccio, allora la farò sicuramente. Attualmente sto facendo illustrazioni scientifiche di sottomarini. Vorrei realizzare un graphic novel su un personaggio della letteratura italiana che ha ricevuto il premio Nobel.

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