L’apparenza inganna, Federico Tiezzi porta in scena Bernhard

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Sandro Lombardi e Federico Tiezzi riportano in scena “L’apparenza inganna”, di Thomas Bernhard, a 15 anni di distanza dal debutto a Santarcangelo. Una ripresa necessaria, che evidenzia un passaggio importante nella storia della compagnia e che permette alle nuove generazioni di entrare in contatto con un testo poco conosciuto del grande scrittore austriaco.

In un appartamento decadente di Vienna, disseminato di vecchie fotografie, scarpe e abiti, Karl, famoso giocoliere ormai in pensione, ha come unico interlocutore il suo canarino Maggie, chiamato così da sua moglie Mathilde, defunta da poco. Attende la visita di suo fratello Robert, attore in pensione, dominato da sensi di colpa e piccoli acciacchi. Nel primo atto sembra vittima di suo fratello, che non ha mai apprezzato il suo percorso artistico, fatta eccezione per uno straordinario Torquato Tasso di Goethe.

Mathilde è l’oggetto della contesa: morta da poco, non ha lasciato la “casetta dei weekend” al marito ma al cognato. Da qui si dipanano una serie di lunghi dialoghi e monologhi, densi di riflessioni sulla vita e la morte, sul senso dell’amore e degli insuccessi.

Lo spettacolo ha una struttura speculare perché entrambi i fratelli si fanno visita in giorni prestabiliti e, quindi, nei due atti sono presentati due diversi luoghi che, in un certo senso, sono due confini, due sentieri apparentemente dicotomici che portano, però, allo stesso punto. In questi due spazi, i fratelli Karl e Robert vivono il loro conflitto ed ergono muri, barricate e identità. Entrambi lo fanno dal loro spazio critico privilegiato e finiscono per adottare, di volta in volta, nuove prospettive, con più particolari e dettagli, per combattere l’egemonia dell’altro.

Federico Tiezzi dirige in maniera misurata Sandro Lombardi e Massimo Verdastro per consentire allo spettatore di avere un punto di vista irriducibile ma utilizza gli oggetti e la scena per esagerare il lato ironico del testo. Lombardi è magnifico nei panni dell’artista inquieto che, solo dopo la morte della moglie, scopre una rete sottile di ambiguità e di miserie dalle molteplici interpretazioni. Verdastro è un abilissimo contraltare, nel primo atto, per poi prendere in mano le redini dello spettacolo sul finale. Mathilde, in effetti, riflette i loro fallimenti: per Karl era solo un’ottima cuoca ma mediocre, per Robert, era altro ma, probabilmente, non ha mai avuto il coraggio di amarla. Però è solo grazie a lei che le loro solitudini vengono fuori per cercare punti di contatto.

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