L’amore per le cose assenti: indagine sull’amore, rabbia e dolore

L'amore per le cose assenti

Luciano Melchionna ritorna a  Napoli dopo il grande successo di pubblico di Dignità Autonome di prostituzione questa volta portando in scena al Piccolo Bellini L’amore per le cose assenti, in cartellone dal 14 al 19 marzo 2017 per la produzione di Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro.

Each man kills the things he loves, canta HER mentre tra antefatto ed epilogo indossa le insolite vesti di presentatrice (forse) della serata racchiudendo in poche e semplici parole il senso dello spettacolo che sta per schiudersi nel piccolo scrigno magico del teatro napoletano. Davvero l’uomo devasta le cose che ama? Davvero l’uomo finisce con l’uccidere quello che non ha fatto che rincorrere per una vita intera? O forse l’amore è frutto di una costruzione atta a sfuggire dalla forza oscura della solitudine?

Lui e lei, la luce fioca delle candele ad interrompe il buio dell’intimo ambiente domestico. Un cuore che domina dall’alto, un tetto, un riparo o una chiusura che pende sulle loro teste. Racchiuso, intrappolato, frenato da una rete che l’avvolge, i battiti riempiono l’aria intorno. La sua imponenza è testimone del dispiegarsi degli eventi, semplici e quotidiani, in scena: la sua presenza fisica è sintomo della rabbia, del dolore ed anche dell’amore che un uomo e una donna sono in grado di restituirsi nel’ambito di una relazione. Di sopravvivenza a se stessi, all’altro e al mondo intero.

Lui e lei, una storia come tante. L’occhio del regista indaga nelle pieghe della fine di una storia arrivata il giorno del quarantaseiesimo compleanno di Giulia (Autilia Ranieri). Una festa che non c’è, un marito (Giandomenico Capaiuolo) che non vuole esserci più ed un regalo: la libertà, sintesi dell’amore, perché l’amore è distacco, allontanamento. L’amore, nell’accezione dell’uomo contemporaneo, è sgretolamento all’intero di un processo dai contorni evanescenti e quasi mai definiti. Un uomo ed una donna possono essere lontani senza per questo non essere vicini e viceversa. Giulia, in cerca di un principe che la prenda in braccio, viene investita dall’inaspettata decisione: la rabbia mista a dolore irrompe come un fiume in piena in un vortice di parole crude ma molto reali. Lei e lui portano avanti un gioco verbale al massacro che mostra la profonda contraddittorietà dell’essere umano: la vittima diventa il carnefice ed il carnefice la vittima in un processo circolare i cui tempi vengono stabiliti dalla sincerità scrolla rabbia.

Sei la dimostrazione lampante della mia paura di restare solo, dice lui. Il cuore enorme e maestoso attaccato al soffitto perisce sotto i duri colpi inflitti schiantandosi sul pavimento. Il boato riempie il vuoto. L’amore, quello che è stato, emerge dal silenzio e deux ex machina nelle vesti di HER prende per mano questa coppia ormai avviata alla deriva ed virtù di quello che era un tempo traccia nel solco lasciato dal dolore una strada. Non nuova, non alternativa ma una strada che non è altro che lo specchio di quest’uomo e questa donna consumati l’uno dall’altra e al tempo stesso legati dalla tenerezza di quello che un tempo sono stati (o dall’idea di esso).

Un processo circolare che conduce i due attraverso diverse modificazioni di stato per poi ritrovarsi al principio di tutto. Un processo oltre che verbale ed emozionale anche fisico: i due protagonisti si muovono in circolo, con passi veloci e scattosi,  attorno a questo cuore ormai straziato. Si rincorrono in dialoghi serrati ed immagini che con violenza si scaraventano reciprocamene addosso: il pubblico non resta tanto colpito dalla ferocia delle parole quanto dal loro essere profondamente reali consentendo, in questo modo, immedesimazioni di vasta scala.

Nel portare avanti la sua analisi sull’amore Melchionna non manca un’apertura alle singole interpretazioni personali proponendo un finale aperto, in attesa di ulteriori approfondimenti. Di rilevo la prova attoriale, in linea con l’impronta registica e profondamente reale. Le scene di Roberto Crea il degno corollario di un testo intenso ed intimo volto a dare voce a quanto spesso giace sopito tra le pieghe del quotidiano.

 

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