Il Sangue: Pippo Delbono fino alle viscere del dolore

Il sangue

Il Sangue, concerto in forma drammatica per la regia di Pippo Delbono, è andato in scena al Teatro Nuovo di Napoli dal 15 al 18 dicembre 2016. Un viaggio che parte dal mito, assunto del dolore primordiale dell’uomo, narrato dall’attore e regista ligure, pluripremiato in Italia e all’estero, accompagnato dalla raffinatissima voce di Petra Magoni, interprete dalla potente vocalità che spazia dal jazz al pop, e le musiche di Ilaria Fantin (liuto, opharion, oud e chitarra elettrica).

Un viaggio che diventa il pretesto per approfondire il mondo moderno: l’Edipo di Sofocle, straziato nel suo dolore, nonché esule dal mondo e da se stesso, diventa immagine della mostruosità parte della storia del mondo, delle singole storie che ci portiamo dentro, parte di quel peccato originale che da secoli macchia la specie perpetuandosi in infiniti dolori che dal profondo scuotono sciagure. Un Edipo  solo in apparenza lontano nel tempo diventa mito dell’uomo moderno, parte integrante della natura umana, in cui la commistione di colpe e desideri si alterna sul filo sottile dell’illusione generando un substrato di sofferenza viva, pulsione atroce da ambire e distruggere.

Il dramma del vagabondare, dell’essere interdetti e dell’incrociare la morte, rivelatori di vuoto e fragilità, si cullano nel racconto intimista di Delbono: plasticamente seduto di fronte al pubblico, il rosso quale trait d’union tangibile dei protagonisti in scena, racconta la storia dell’umanità alternando la sua voce con quella della Magoni. Un dialogo che nell’incedere del racconto si stringe, si contrae e si accavalla, fino a divenire tutt’uno.

La musica diventa andirivieni scenico: le parole di Delbono trovano eco nella musicalità della Magoni introducendo un reale movimento all’interno di uno spettacolo sostanzialmente statico. Movimento sia per le dinamiche, dal piano al forte nell’uso delle voci, sia nel tempo. La musica è dunque movimento pur stando fermi, spaziando nell’abito di un repertorio che va da Monteverdi fino a Sinéad O’Connor, passando per Lou Reed, Leonard Cohen e Fabrizio De Andrè.

Il regista ligure porta in scena una dimensione apparentemente ancestrale trattando, attraverso il suo personalissimo filtro, i temi dell’amore e della morte ma anche del senso del destino e la tragedia della vita, abbattendo il confine tra privato e palcoscenico in un dialogo intimo e diretto con il pubblico: Edipo-uomo macchiato di sangue sin dalle origini, Delbono, uomo  e regista, suo riflesso in scena, sintesi degli uomini schiacciati da un destino dal quale fuggono portandosi dentro tutte le storie del mondo che diventano mischiate, confuse, talvolta cieche.

“Generazioni di mortali come simili al niente mi apparite.

Quale uomo potrà avere sulla terra tale felicità che sia qualche cosa, qualche cosa di più che un’illusione?

Di più che un troppo rapido declino dopo quel breve sogno.

No, non voglio più credere felice nessuna cosa umana avendo per esempio davanti agli occhi il tuo destino, Edipo.

Il tuo destino”. 

 

 

 

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