Giuseppe Stellato e il ruolo dello scenografo

 

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Giuseppe Stellato nasce a Caserta nel 1979 e si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Napoli in arti visive e discipline per lo spettacolo nel 2008. Ha partecipato a numerose mostre ed installazioni con suoi lavori e, dal 2014, è membro di stabilemobile Compagnia Antonio Latella firmando, nel 2015, le scenografie di Ti regalo la mia morte, Veronika, MAL’importanza di essere Earnest per la regia di Antonio Latella.

Racconterà il mestiere dello scenografo rispondendo a queste domande:

  1. Come nasce uno scenografo?
  2. Qual è il punto di partenza nella costruzione di una scenografia?
  3. C’è una sinergia tra regista e scenografo per l’utilizzo dello spazio scenico?
  4. Quanto è importante la luce nella definizione scena?
  5. Nella scrittura della scena che rapporto ha lo scenografo con il regista, l’autore e le altre figure che partecipano alla macchina teatrale?

Sono la persona meno indicata per raccontare il ruolo dello scenografo perché ho un’esperienza diversa. Nasco scenografo guardando molte cose: teatro, cinema, performance, installazioni. Non esiste un solo tipo di scenografo ma tutto dipende dal tipo di teatro che vuoi fare capendo la relazione dello spazio con l’idea teatrale.

Dal punto di vista professionale, quindi, c’è lo scenografo che progetta e quello che realizza. Io ho anche realizzato scene, quindi, se vuoi fare questo mestiere, hai bisogno di un’esperienza laboratoriale che definisca tempi e modalità. Io nasco come tecnico, poi Latella mi ha dato la possibilità di diventare scenografo quando mi ha ritenuto pronto.

Un altro fattore rilevante sono le tempistiche richieste dalla produzione: ad esempio Latella ha un’idea di scenografia molto particolare, anche perché ama molto l’arte contemporanea. Vede le scenografie come installazioni. Lui suggerisce un’idea e, poi, andiamo avanti insieme. Ricevuta l’idea, io parto dalla carta, per fermarla, poi posso procedere in varie direzioni. Per Veronika Voss, sono partito da una scenografia in miniatura che avevo in camera mia. Per L’importanza di essere Earnest, sono arrivato ai render.

L’idea è il punto di partenza. La si ferma su carta in base a che cos’è una scena, che può essere anche di solo oggetti o luci. Il mio tentativo è quello di raccontare con lo spazio una sorta di azione, legandolo alla narrazione, a ciò che è successo o che può succedere.

Fondamentale è la sinergia tra regista e scenografo. Con Latella, ad esempio, si parte da un’idea di spazio definita e si ragiona assieme andando a formare uno spazio che racconti un’idea indipendentemente dal testo. Per lui è anche un luogo dove far avvenire cose, anche astratte. Io, invece, cerco di aggiungere il racconto, anche un semplice elemento che racconti qualcosa dello spazio. Prendo ancora come esempio “L’importanza di essere Earnest”: la mia idea era di far muovere l’esterno di un palazzo inglese in senso orizzontale partendo da Hitchcock, come una macchina da presa che si sposta fino ad entrare dentro alla stanza. Non è un discorso di tecnica ma di intuizione.

Fondamentale è anche il senso della luce. Spesso ti rendi conto, quando lavori con light-designer che hanno un approccio molto creativo, che una scena cambia di significato. Io ho la fortuna di lavorare con uno dei più bravi light-designer d’Italia, Simone De Angelis, e, tra noi, c’è anche una sorta di condizionamento.

Nella fase di allestimento è molto importante conoscere le esigenze e le problematiche degli attori, non solo dal punto di vista tecnico. Interagisco anche con i costumisti che, con la scena, creano una tavolozza. A volte si cede a compromessi ma, unendo le energie, si crea qualcosa in più che dà allo spettacolo la magia e la forza giusta.

Veronika Voss, inizialmente, era una stanza disegnata, con luci e neon. Poi siamo passati all’idea della pelliccia, che in Fassbinder ricorda l’eleganza della donna. Poi ad una stanza piena di pellicce. Infine, è diventata cinema, con le cineprese  e con, alla fine, un albero che scendeva. Talvolta si gioca con accostamenti di immagini.

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