Come ne venimmo fuori: Sabina Guzzanti e l’Italia che sarà

come-ne-venimmo-fuori

Sabina Guzzanti presenta al Teatro Bellini di Napoli Come ne venimmo fuori (Proiezioni dal futuro), monologo satirico e tagliente, in scena il 27 ed il 28 novembre 2015, con la regia di Giorgio Gallione e  musiche di Paolo Silvestri.  Dopo il percorso che l’ha vista impegnata nella realizzazione del film-documentario La Trattativa, incentrato sulla negoziazione tra lo Stato italiano e Cosa Nostra a partire dagli anni novanta, la Guzzanti ritorna a teatro con uno spettacolo essenziale ed esilarante attraversando le molteplici sfumature della satira politica ma anche di attenta analisi del sistema economico neoliberista, in pieno stile dell’attrice da sempre impegnata in tematiche complesse trattate attraverso il filtro personale della comicità.

La Guzzanti, o meglio SabnaQf2, attraversa la sala gremita del Teatro Bellini e si dirige sul palco. Timida e con voce tremante annuncia al pubblico in sala la sua grande emozione: è stata scelta a sorte per pronunciare il discorso celebrativo sulla fine del periodo storico più brutto che l’umanità abbia mai vissuto, gli anni che vanno dal 1990 al 2041, noto a tutti come il secolo di merda. Ci troviamo in futuro finalmente armonico e felice. Si festeggia, si coltivano pezzi di terra, si vive bene. Il peggio sembra ormai passato, al punto che il ricordo dei tristi e difficili tempi che furono viene costantemente allontanato. Ciononostante ogni anno puntualmente si celebra la fine delle brutture, sociali, politiche, economiche, affinché non si perda memoria di quanto accaduto in quegli angoscianti anni e si scongiuri il ripetersi della storia. Ma perché l’umanità si è trovata ad affrontare tutto ciò? Com’è potuto succedere che gli uomini e le donne di tutto il mondo ed in particolare della nostra Italia, che a quanto pare doveva essere un posto meraviglioso, pieno di cultura, arte e mente brillanti ma del quale purtroppo non è arrivato nulla,  siano arrivati a questo stato di bieca abnegazione nei confronti del potere dominante? Dopo tanto tempo, ricordiamo che siamo nel 2041, la gente non ha più voglia di tormentarsi nella ricerca delle spiegazioni di questa decadenza che ha portato la razza umana a cadere così in basso. La Guzzanti però nella sua conferenza ritiene fondamentale capire che cosa sia successo, cercare di darvi una spiegazione più o meno plausibile per interiorizzare gli elementi scatenanti di questo modello negativo affinché non vengano commessi nuovi errori.

In questo futuro idilliaco è diffusa l’idea che gli esseri umani vissuti nel secolo di merda, gli merdolani, fossero tutti degli imbecilli e studiarli quindi una mera perdita di tempo. Per contestare questa tesi la Guzzanti ha proposto una ricerca accurata esaminando quegli aspetti della vita degli merdolani che hanno determinato il loro stato di imbecillità. La chiave di lettura di questo processo è l’imposizione di una ideologia che omologasse gli uomini e togliesse loro l’impulso al cambiamento. E’ quella che lei definisce una cultura di merda che ha visto l’umanità impegnata nella visione e nella condivisione di vagonate di gattini, nella pubblicazione di selfie e stati su Facebook, un contenitore dove gli merdolani erano soliti vivere, che ha dato loro un’opinione. Un’opinione fatta di vari pezzi cuciti assieme, pezzi sparsi nella rete, nella televisione, nei discorsi in metropolitana e diabolicamente ricuciti col solo scopo di far scattare il count down dei Mi Piace e dei commenti su FB. La cosa sconcertante è che questo modello di vita era il medesimo ai vari livelli della scala sociale, quindi anche chi era più o meno legittimato a parlare in nome del popolo italiano utilizzava lo stesso taglia e cuci per diffondere la propria opinione.

Partendo dai social, la Guzzanti comincia a sdoganare uno a uno tutti i dogmi dell’ideologia dominante, in un’analisi storico ed economica molto accurata, che non lascia nulla alle spalle. Dall’imposizione del liberismo quale modello economico dominante alla stretta correlazione col sistema capitalistico fino al neoliberismo, alle rivolte delle masse e le rivoluzioni che dal 1968 hanno caratterizzato diversi contesti sociopolitici fino all’individuazione della democrazia come nemico da combattere tramite l’imposizione di un nuovo modello di essere umano costruito ad hoc secondo la dottrina di Friedman. L’evolversi crudo delle dittature  in Sudamerica, fino all’Italia degli anni novanta, un’Italia capovolta dove la correlazione con la mafia entra nei salotti, pubblici e privati. Una correlazione che ha dato l’avvio ad un’idea di Stato azienda che culmina nei primi decenni degli anni duemila con la riforma della scuola, del lavoro, il nodo cruciale dell’articolo 18, le privatizzazioni dei beni più comuni che programmaticamente hanno fatto perdere capacità di giudizio alla gente.

Un monologo di quasi due ore tristemente umoristico. La sala accoglie la Guzzanti con applausi e sonore risate, di pancia ma anche  dettate dalla consapevolezza di quanto questo quadro sia orribilmente vero e quanto siamo tutti più o meno vittime e carnefici di questa condizione. Ma nel 2041 ne siamo realmente venuti fuori? E come? Certo, si spera, e secondo SabnaQf2 con un gran colpo di fortuna (forse una nuova mano invisibile?).

 

Il 27 novembre 2015 il Teatro Bellini alza un sipario triste. Gabriele Russo, direttore artistico del Teatro, annuncia al pubblico in sala la morte di Luca de Filippo. Un altro pezzo di teatro che se ne va lasciando un vuoto nei cuori dei tanti che lo hanno vissuto e amato e che nel tempo continueranno a farlo.

 

Info 

Teatro Bellini

via Conte di Ruvo, 14

081 5499688 – botteghino@teatrobellini.it

27 e 28 novembre 2015, ore 21:00

Prezzi

Venerdì

1′ Settore 28€

2′ Settore 23€

3′ Settore 18€

Sabato

1′ Settore 25€

2′ Settore 20€

3′ Settore 15€

under 29, 15€

Ai prezzi sopraelencati va applicata una maggiorazione del 10% pari al diritto di prevendita

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *