Bestie di scena, la riflessione di Emma Dante sull’attore

Bestie di Scena, regia Emma Dante, produzione Piccolo Teatro di Milano. Foto ©Masiar Pasquali

Dopo La Scortecata, Emma Dante propone al Teatro Bellini di Napoli il suo discusso Bestie di scena, una riflessione forte sul lavoro dell’attore ma anche sul ruolo della comunità e sulla sua tentazione di esistere.
Emma Dante spiega che, nello spettacolo, c’è “una comunità in fuga. Come Adamo ed Eva cacciati dal paradiso, le bestie finiscono su un palcoscenico pieno d’insidie e di tentazioni, il luogo del peccato, il mondo terreno”. Mi viene subito in mente un libro che lessi anni fa di Sloterdijk e sul suo concetto di antropotecnica. Il titolo era “Devi cambiare la tua vita” e definisce “antropotecniche” tutte quelle pratiche in cui “l’uomo produce l’uomo attraverso una vita di esercizi. Il lavoro su se stessi, infatti, produce dei cambiamenti nella propria natura, nei propri atteggiamenti e questo avviene perché l’uomo è una bestia che si esercita e che arriva dalla preistoria. Lo spazio teatrale diventa, quindi, un incubatrice per embrioni, in cui ciò che è determinato ha vita da ciò che è indeterminato. D’altronde, lo dice anche Emma Dante che, in “Bestie di scena”, “c’è un meccanismo segreto che svela il processo con cui nasce e si forma un individuo”. Non ci sono parole ma solo gesti, stimoli, i corpi sono nudi, interagiscono con oggetti che fungono da ostacoli. Non c’è la certezza del pensiero, non c’è potere e non c’è desiderio.
Ogni attore reagisce ad uno stimolo, inciampa in un ostacolo, dialoga con un oggetto, si copre con le mani le proprie nudità ma entra anche a far parte di un tutto, con gli altri attori. Tuttavia, se vogliamo capire meglio questo lavoro, bisogna riandare a Carmelo Bene e alla sua invettiva contro il teatro dei significati per favorire, invece, un teatro dei significanti, dove “il linguaggio si articola come l’inconscio”. Questo perché il teatro non può essere, secondo lui, una lunga chiacchiera riferita al pubblico ma è un non luogo, al riparo da qualsiasi storia. Il punto nodale, in “Bestie di scena”, è, forse, nel ripensamento della tensione che mette sottosopra la scena ma che lascia tracce scritte, molto personali. Quella tensione che si crea tra due performer e che dà vita ad una piccola quinta, ad una storia nella storia. Emma Dante non vuole creare qualcosa di nuovo ma, semplicemente, andare alle origini del suo teatro, al primo gesto. La sua è una necessità intima, uno spostamento della sua poetica su un altro piano, rovesciando la scrittura, per cercare dei corpi puri, non viziati dalle parole, che, a loro volta, ricercano una pratica collettiva.

Visto al Teatro Bellini il 5 febbraio 2019

 

Bestie di scena

scritto e diretto da Emma Dante

con Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli, Marta Zollet
e con Daniela Macaluso, Gabriele Gugliara

luci Cristian Zucaro

coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico, Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo, Festival d’Avignon coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma

 

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