Veloce come il vento o nessun posto in cui nascondersi

 

veloce come il vento

La Maison du Tango ha ospitato i giorni 2 e 3 aprile lo spettacolo “Veloce come il vento o nessun posto in cui nascondersi” con la regia inedita di Marta Bianco. La giovane regista si è occupata infatti, prima ancora della messa in scena, della traduzione e riscrittura del testo di Diao Yinan, regista,sceneggiatore e attore cinese, noto al pubblico internazionale per l’Orso d’oro vinto al Festival di Berlino per il suo film “Fuochi d’artificio in pieno giorno (Bai Ri Yan Huo)”. La regia originale è stata firmata da Meng Jinghui , controverso regista cinese, figura enigmatica che con le sue opere ha avuto la capacità di essere considerato uno dei punti di riferimento dello stile di vita dei giovani colletti bianchi cinesi. Ricordiamo ad esempio “Rinoceros in love” , una pièce di teatrodanza, musica e arti visive portata in scena in italia per la prima volta al Teatro Stabile di Torino, alle Fonderie Limone.

Veloce come il vento o nessun posto in cui nascondersi è un dramma in atto unico del 1991 e viene proposto, con coraggio, da Marta Bianco in un contesto inedito. Seppur la messa in scena appaia immatura e con alcuni passaggi da oliare, nel complesso la proposta è meritevole di attenzione.

La rappresentazione si svolge in una stanza qualsiasi e in un tempo qualsiasi. E’ difficile infatti dare una connotazione netta. L’unica cosa che si sa e che è evidente, è che i personaggi sono tre: Lala (19 anni), A Wei, sua sorella (25 anni) e A Long (25 anni). E’ tutto buio in scena e i personaggi si muovono in una penombra ricreata da sporadiche ma essenziali candele. Si intravedono un tavolo, delle sedie e delle sagome. C’è solo il rumore assordante della pioggia e del temporale a riempire questo “vuoto”. Un blackout esistenziale e strumentale consente ai tre protagonisti di proseguire in un susseguirsi casuale di fatti e resoconti di vite che non sembrano le loro. Sembra quasi un “blackout della memoria”. C’è chi vuole correre, senza un apparente motivo, chi si oppone e c’è chi è disinteressato…o forse no. Non si sa se c’è un motivo che ha portato quelle persone a stare li e ad interagire fra loro, ma questo non ha importanza in fondo. Sono lì per capirsi l’un l’altro e non fondamentalmente per capire ciò che è al di fuori di loro stessi. Questo status di impasse e di totale casualità dell’azione viene fuori quando si scopre che la corsa primaverile alla quale avrebbe dovuto partecipare Lala il giorno dopo in realtà è già terminata. È li che c’è la vera rivelazione.

Non esiste una corsa, ma solo l’idea di essa, come a tenere la mente indaffarata e occupata per prendersi un po’ in giro. Lala è in questo cieco, ma non perché è buio. Lo sarebbe stato anche alla luce. Come sono ciechi tutti. Menzogneri e fasulli.

Si aspetta un domani che non arriva e che forse non arriverà mai.

Ma la vita deve pur avere un senso.

Allora domani corriamo.

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