Ushio e Tora, il grande capolavoro di Kazuhiro Fujita

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La prima pubblicazione italiana di Ushio e Tora, l’acclamato capolavoro di Kazuhiro Fujita, risale agli anni Novanta, ad opera della Granata Press. Più tardi, proprio nel periodo in cui cominciavo a scoprire il mondo dei manga, la serie fu ereditata dalle Edizioni Star Comics. Molte delle cose che ho letto all’epoca, fumetti come Rough, Maison Ikkoku, Video Girl Ai, sono rimasti a lungo nel mio cuore. Tuttavia, tra tante proposte valide che venivano date alle stampe, riuscii ad ignorare proprio Ushio e Tora. Ho sempre desiderato poterlo recuperare, così, quando è stato reso noto che la Star Comics aveva deciso di ristampare la serie – utilizzando la collaudata confezione della Perfect Edition – mi sono detta che era l’occasione giusta per colmare la lacuna che mi portavo dietro da tanto tempo.

Cominciando la lettura, la prima cosa che salta all’occhio è che Ushio possiede tutti i caratteri tipici degli eroi manga di quegli anni, ossia ottimismo, intelligenza e generosità, doti di cui riesce a far mostra soprattutto nelle situazioni più difficili. Aiuta il padre nella gestione del tempio di famiglia ma, come ogni ragazzo delle medie che si rispetti, non è molto interessato alle leggende che il genitore gli propina ogni giorno, tendendo a sottovalutarle come i vaneggiamenti di un vecchietto un po’ svanito. Nulla da sorprendersi, dunque, per ciò che accadrà di lì a poco. Infatti, mentre sta svolgendo le regolari mansioni di manutenzione del tempio, Ushio trova una botola che non avrebbe mai dovuto essere aperta e libera il demone contenuto al suo interno: il terribile e felino Tora, portatore di morte e distruzione per gli esseri umani. Il rapporto che si viene a creare tra i due è molto peculiare, lo yōkai – demone in giapponese – vuole mangiarlo, ma in un certo senso si affeziona al ragazzo e stabilisce con lui un’ assurda relazione di esclusività: prima o poi riuscirà a cibarsi di lui, ma fino a quel momento, nessuno dovrà fargli del male! Dal canto suo, Ushio è per metà affascinato e per l’altra metà davvero seccato dall’entrata in scena del demone. La sua quotidianità – che prima del fatale incontro prevedeva soltanto la scuola, gli amici, e addirittura un paio di belle ragazze che stravedevano per lui – viene un tantino sconvolta, rendendolo a tutti gli effetti un cacciatore di yōkai. L’aura del terribile e millenario Tora attira moltissimi altri demoni, potenti come lui o di livello inferiore e ad Ushio tocca difendere le persone che gli stanno a cuore da tutti i mostri che non hanno proprio intenzioni amichevoli. Il recente potere di scacciare il male acquisito dal ragazzo, deriva dalla leggendaria “Lancia della Bestia” che ha tenuto prigioniero Tora nei sotterranei del tempio per ben cinquecento anni. L’umano che la brandisce – in questo caso, il nostro sfortunato Ushio – diventa una bestia egli stesso e il suo unico scopo è quello di dare la caccia agli yōkai e sterminarli. La Lancia è anche l’unico deterrente che impedisce a Tora di divorare il protagonista, perché è la sola arma che può fargli del male.

Il rapporto tra umani e mostri è il vero fulcro di questo fumetto. Si tratta di un tema che affonda le sue radici nella mitologia giapponese ricca di spiriti e demoni, che ha fatto la fortuna di altre serie famose come l’intramontabile Inu Yasha. I siparietti comici tra Ushio e Tora sono assolutamente irresistibili e fanno venir voglia di vedere se l’amicizia tra uomo e yōkai sia davvero possibile. Il tratto di Fujita, prolifico ed amatissimo autore – di cui ricordiamo il drammatico Karakuri Circus – caratterizza alla perfezione sia le espressioni buffe che i ghigni demoniaci che incontreremo nei volumi di questo avvincente manga, in una girandola di eventi che ci porterà a conoscere i lati più oscuri dell’animo, senza però rinunciare al balsamo salvifico della speranza.

Titolo: Ushio e Tora
Autore: Kazuhiro Fujita
Editore: Star Comics
320 pp., col. – b/n – 8,00 €

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