Stasera sono in vena, così De Summa racconta gli anni 80

stasera sono in vena

La provincia è da sempre piena di morte e di sogni, un conglomerato di anime che nascondono, tra le loro pieghe, dolore e noia. In tanti l’hanno raccontata, anche a teatro, e ognuno ha aggiunto, nel bene o nel male, un’immagine, un segno, una storia che aiutasse a raccontarla. Oscar De Summa racconta la sua provincia ma, soprattutto, la periferia di un Sud già estraniato dai processi politici e sociali dell’Italia. Lo fa mettendosi a nudo nel suo Stasera sono in vena, finalista al Premio UBU 2015, e trascinando il pubblico all’interno della storia della sua adolescenza problematica alle prese con l’eroina in una cittadina pugliese, Erchie, negli anni ‘80.

Nel suo racconto blues, che si fonde con i versi dei classici del rock, c’è spazio sia per il comico che per il tragico e procede dritto e spedito come una decappottabile in corsa su una statale vuota. Sembra di vederli fisicamente in scena i personaggi che De Summa, di volta in volta, incarna e di entrare all’interno di un vortice narrativo da cui è impossibile distrarsi o uscirne fuori. Il palco è completamente spoglio, un microfono incanala i suoni e una cassa, posta al centro del palco, su cui l’attore è seduto, li restituisce alla sala. In questa dimensione intima, i personaggi si intrecciano al racconto e creano un ambiente unico, fatto di musica, parole e suoni, in cui, nella prima parte, lo spettatore ride, si diverte, segue il ritmo narrativo con grande partecipazione divenendo, quasi, complice silenzioso di De Summa. Poi, all’improvviso, inaspettatamente, si passa a toni crudi, dolorosi, senza far venire meno, però, una componente autoironica che aiuta il narratore a mantenere una distanza critica dal suo passato.

La scelta registica di narrare una storia senza alcun movimento scenico è un altro rimando autobiografico perché si riferisce al sogno dell’attore di diventare un cantante rock al punto che, in scena, canta alcuni brani di “quei cantanti di cui si nutre”. Ma il dato autobiografico, in realtà, è solo un modo per raccontare un’Italia intera e una gioventù che vuole scappare dalla noia della provincia. La narrazione di De Summa si riappropria delle proprie origini, dei suoi paesaggi e delle relazioni per confrontarsi con i nostri anni e le nuove generazioni. Al contempo, si rivolge alla sua generazione che voleva cambiare il mondo ma che, poi, è caduta vittima di meccanismi di potere ben più forti.

Visto al Teatro Area Nord di Napoli, 11/12/2016

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