Se cadere imprigionare amo: la lingua degli insetti e la famiglia

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Se cadere imprigionare amo, lavoro scritto e diretto da Andrea Cramarossa, è il risultato di un lavoro di ricerca durato tre anni, all’interno del progetto “La lingua degli insetti e la prima impressione che si ha, nel vederlo, è quello di un cabaret metafisico al limite dell’assurdo. Una ricerca che stabilisce nuovi codici in scena e che non trasforma le vite prigioniere dei cinque protagonisti in sentimenti ma in azioni. L’allestimento, curato dal Teatro delle Bambole di Bari , si basa su un fatto realmente accaduto qualche anno fa in Italia dove un ragazzo, vittima di bullismo, venne sodomizzato dai suoi amici con un tubo ad aria compressa arrecandogli danni irreversibili al suo apparato digerente. A questo punto, entra in gioco il lavoro di ricerca di Cramarossa e del suo gruppo che si sono focalizzati su quegli insetti che simbolicamente sono agli antipodi, almeno nella nostra cultura, e cioè le blatte e gli scarafaggi e le farfalle. Come mi riferisce lo stesso Cramarossa in un confronto sullo spettacolo, il suo gruppo ha “esplorato l’antitesi tra ciò che comunemente viene considerato “bello” e, al contrario, viene considerato “brutto”, con tutto ciò che ne consegue. Siamo partiti dalla biologia, dalla morfologia, dall’etologia di questi insetti e da un verbo: cadere. Abbiamo anche contattato la tanatosi, un mezzo di difesa che molti insetti utilizzano per sfuggire ai predatori.”

Si nota sin da subito il lavoro performativo degli attori, che, all’interno di un percorso metamorfico, sono uomini e insetti alle prese con la caduta, la prigione (che sia una ragnatela o una famiglia) e la follia. Partendo dal corpo e dal gesto si possono raccontare storie, definire contesti e trovare nuovi equilibri. Infatti sono suggestioni dal respiro di una crisalide, come suggerisce il sottotitolo, ma che raccontano di una madre che, dopo aver abbandonato e seppellito i suoi figli, torna in famiglia riprendendosi la sua vita. Ad un livello più profondo, però, ci stanno parlando d’altro, cioè dell’influenza sulla nostra vita del giudizio e del pregiudizio e dell’importanza di determinati valori condivisi.

Ancora Cramarossa mi scrive: “Ed è in questa fase o in questo contesto di studio che, casualmente, s’è inserito anche l’episodio increscioso accaduto alcuni anni fa nel napoletano e che fu, al tempo, inserito fra i tanti fenomeni legati al “bullismo”. Invece, secondo me, rappresentano, tra le altre cose, evidenti sintomi di deriva e di disfacimento della civiltà occidentale, la nostra civiltà, che ha iniziato il proprio cammino di fisiologico spegnimento, affievolendosi nella dilagante violenza, aggressività e pervasiva arroganza individuale, in una crescente e ipocondriaca follia generale. Da questo punto di vista, Se Cadere Imprigionare Amo, è l’esegesi della dissolvenza umana.”

Visto al Teatro Elicantropo di Napoli il 17 novembre 2017

 

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