Pisci ‘e paranza: l’attesa, la fragilità, la bellezza

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Pisci ‘e paranza, spettacolo prodotto da Il punto in movimento in collaborazione con L’Asilo, che ha ricevuto la Segnalazione Speciale Premio Scenario 2015, è in scena al Piccolo Bellini di Napoli dal 4 al 9 aprile 2017 per la regia di Mario De Masi.

Uno spettacolo che procede in modo caleidoscopico, dall’interno verso l’esterno, producendosi in immagini che sono il ritratto della nostra contemporaneità: il vociare confuso e disilluso, gli spazi d’ombra come condizione intima dell’uomo, la speranza che si trascina da un versante all’altro nell’attesa di qualcosa che prima o poi possa cambiare le sorti e la direzione di una vita, consentono, per i quasi novanta minuti dello spettacolo, una riflessione, dai toni spesso ironici e molto leggeri, sul proprio destino.

I pesci di paranza sono i pesci di piccolo taglio che si nutrono di briciole in uno stato di attesa perenne che caratterizza le loro esistenze. I protagonisti in scena sono i pesci di paranza della società: di forma e indole diversa sono però accomunati dall’accettazione delle briciole, di dignità e di tempo, che li costringe spesso ad essere in combutta, in una guerra, dai contorni duri e violenti, tra poveri. Il palcoscenico si trasforma in un grande acquario in cui gli attori si muovono alla ricerca di se stessi. La quarta parete è il limite esistenziale dell’attesa: oltre di essa potrebbe esserci la possibilità di una vita diversa ma la condizione dei singoli è ormai talmente penetrata dentro di essi che il solo pensiero di poterne uscire genera angosce e timori tali da rendere il passaggio impossibile.

Una stazione, crocevia di arrivi e partenze, è il luogo deputato all’accoglimento delle diverse storie protagoniste in scena: un trio di clochard, una coppia di fidanzati ed  il fratello di lei, un ragazzone problematico, ed una giovane coppia proveniente dalla provincia, i cafoni. Entrano in gioco varie e diverse dinamiche personali e questo quintetto variamente assortito passa attraverso diverse modificazioni di stato: gli intrusi (i cafoni) vengono invitati in maniera molto colorati ad allontanarsi da quella che i tre clochard definiscono la loro casa in virtù di un’assegnazione fisica delle loro esistenza in quel luogo; un pò di vino segna la transizione ad un nuovo momento all’insegna dell’amicizia per poi successivamente ritornare allo stato iniziale. Dentro e  fuori, fuori e dentro in un processo costruito momento per momento dove tutto, il gesto, la parola, l’espressione o un sorriso diventa l’espediente di apertura o chiusura verso l’altro, troppo diverso ma anche troppo affine.

L’area della metropolitana, di una metropolitana qualunque nel mondo, viene racchiusa in questo luogo di emarginazione che diventa un non-luogo in cui l’esclusione non è nascosta ma ben visibile in superficie: il marciapiede dove i due ragazzi di provincia aspettano un mezzo che li riporti a casa dopo aver perso l’ultimo treno è la casa putativa degli altri tre. Un luogo intimo di emarginazione che diventa un luogo pubblico di esclusione nella lotta, verbale e ideologica, dei pesci piccoli e troppo impotenti per generare un cambiamento. L’attesa di questo mezzo di trasporto diventa una finestra attraverso la quale poter spiare le rispettive vite. Le due fazioni a confronto sono di fatto due microcosmi in attesa: da un lato la strada della famiglia e del lavoro (‘o cafone è a Napoli per cercare lavoro) dall’altro la sopravvivenza come scelta di vita. L’attesa come trait d’union tra i due che prende le forme di sorsate di vino, fiumi di parole urlate, sussurrate, vomitate sull’altro, giochi ed abbondanti risate.

Lo spettacolo è un piccolo gioiello di umanità che grazie ad una regia precisa, a tempi scenici mai lenti e fuori contesto, e alla bravura dei giovani attori, perfettamente a loro agio in queste scomode quanto reali vesti, contribuiscono alla creazione di un lavoro di grande valore, artistico, umano e sociale. Una finestra sul mondo ed una finestra sulle singole personalità che lo compongono in combutta perpetua, da dentro a fuori, proprio come i pisci ‘e paranza che si muovono in grandi cerchi concentrici attorno alla mullechelle, l’ancoraggio alla vita, disperato e furioso, e profondamente fragile.

 

Pisci ‘ e paranza

progetto e regia Mario De Masi

con Andrea Avagliano, Serena Lauro, Fiorenzo Madonna, Ilaria Cecere, Luca Sangiovanni

luci Davide Scognamiglio

effetti sonori Mimmo SEC_

organizzazione Andrea Avagliano

produzione

Il Punto in movimento

in collaborazione con

L’Asilo exasilofilangieri.it

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