Piccola Antigone e Cara Medea

PICCOLA ANTIGONE E CARA MEDEA - Teresa Ludovico, Vito Carbonara_02

Piccola Antigone e Cara Medea sono due testi di Antonio Tarantino, uno dei drammaturghi più interessanti del secondo Novecento ma anche pittore dalla forte sensibilità, e sono messi in scena da Teresa Ludovico al Teatro Elicantropo di Napoli fino a domenica 20 marzo.

Scena semivuota, due sedie, qualche oggetto di scena sparso qua e là. Piccola Antigone, testo tuttora inedito, mette in scena una prostituta, vestita di bianco e trascurata, che racconta il suo mestiere e l’incontro con quell’unico cliente che si scoprirà essere Edipo, suo padre.

La protagonista di Cara Medea, invece, è un’ex deportata, rinchiusa in un campo di concentramento dopo aver ucciso i suoi figli, che narra il suo ritorno a casa, attraversando un’Europa dell’Est devastata dalla guerra, per ritrovare a Pola il suo Giasone.

Sia Antigone che Medea non abitano più un luogo, che sia il proprio corpo, come nel caso di Antigone, o la terra natia per Medea. Il dramma greco è traslato da Tarantino in un territorio differente dai confini ridisegnati ma dove vige sempre la regola dello scambio economico per uno scopo. Sia Piccola Antigone che Medea vogliono sopravvivere in una società che non vuole accettarle ma che, al contempo, ha completamente traviato il loro mito. Giasone, quindi, è costretto a fare il magazziniere al silurificio di Pola; Medea ha maciullato i suoi figli con un’accetta pentendosi, ancora una volta, del suo gesto e Antigone morirà dimenticata perché solo un numero, una tra tante.
Teresa Ludovico incarna i suoi personaggi, non li caratterizza, e domina il palco con la sua voce, il suo volto espressivo e segnato, un corpo che si ingobbisce, si allunga svelando, poco alla volta, dettagli della sua persona. Si accompagna a Vito Carbonara, che rappresenta l’infanzia perduta, la spensieratezza, il ricordo di una vita passata ma anche la violenza brutale del cliente. Regia minimalista, con suggestivi tagli di luce di Vincent Longuemare e divertenti intermezzi da cabaret brechtiano, tra un atto e l’altro, di Vito, che ricordano il Ciprì e Maresco di CinicoTv.
Piccola Antigone richiama frammenti della drammaturgia di Annibale Ruccello ed Enzo Moscato ma, nella sintassi, è nettamente diverso dagli autori citati: Tarantino si affida a una scrittura ellittica, carnale, viscerale, che Teresa Ludovico rende musicale e drammatica contaminandola con una nenia in grico. Cara Medea viene dallo stesso background ed è un vero e proprio capolavoro di scrittura teatrale che condensa, in un sol colpo, tutta la drammaturgia del disumano.

 

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