Non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano: recensione e curiosità svelate dalle autrici

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Non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano, il graphic novel presentato in anteprima al Comicon 2018 dalle autrici Eleonora Antonioni e Francesca Ruggiero, è tutto un programma già dal titolo, capace di evocare mille significati e di creare una grossa aspettativa… Attesa che, leggendo il volume, verrà ampiamente soddisfatta.

Le autrici sono assolutamente deliziose ed io ho avuto il privilegio di conoscerle proprio durante l’edizione di quest’anno del Comicon, nel corso di un incontro pensato per pochi fortunati ed organizzato dalla casa editrice Eris – della quale ho già avuto modo di parlare a proposito dell’iniziativa editoriale Stigma. Ho appreso, dunque, un po’ di retroscena sul progetto Non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano che, a quanto pare, è nato molto naturalmente, sviluppandosi e crescendo a partire dal primo capitolo. All’interno dell’opera sono presenti tratti autobiografici, ben riassunti dalla frase “Quando sei una bambina e ti scontri per la prima volta con il mondo”. Francesca ed Eleonora non avevano pensato sin dall’inizio di ambientare la storia negli anni Novanta, ma il periodo di riferimento è stato stabilito in corso d’opera, durante la stesura del libro. La totale mancanza di nuove tecnologie, ha permesso di dare enfasi ad elementi importanti che, con l’utilizzo di smartphone e simili sarebbero andati perduti, come ad esempio l’impiego di un biglietto d’invito ad una festa sul classico supporto cartaceo. Nel caso vi domandaste se – visto anche il titolo – si tratti o meno di una lettura prettamente femminile, vi rassicuro subito: il graphic novel non è pensato per un pubblico di sole ragazze, le autrici hanno voluto semplicemente raccontare una storia, cosa che rende il libro assolutamente fruibile anche per i maschietti.

Per quanto riguarda la veste grafica del libro, è naturalmente Eleonora Antonioni, la disegnatrice, a fornire qualche dettaglio in più. Tanto per cominciare, sembra che l’idea del diario non fosse inglobata nel progetto iniziale. Gli storyboard fatti con le penne – quaranta diverse penne Muji – per prova, erano talmente belli da convincere anche la scrittrice Francesca Ruggiero, perciò sono stati lasciati quasi identici. Nulla è lasciato al caso, poiché anche i colori utilizzati hanno una valenza: il tempo presente è in nero e rosso; le parti del diario sono in blu e il televisore – che è diventato una costante del racconto, scandendo i vari momenti di stacco – è sempre in verde.

Entrambe le autrici dichiarano di avere, per l’opera, tantissimi riferimenti culturali, tra i quali ricordiamo i film Caterina va in città di Paolo Virzì e Fuga dalla scuola media di Todd Solondz. Questi film, proprio come Non bisogna dare attenzione alle bambine che urlano, parlano di quell’età complicata che è la pre-adolescenza, un periodo che, forse, viene raccontato meno dei sedici anni e dei problemi legati ai ragazzi un po’ più grandi.

Il libro è strutturato in tre parti, ognuna delle quali ha una diversa protagonista. Il primo racconto è dedicato a Giulia, timida e occhialuta, la ragazzina ambisce ad essere come Federica, la “figa” della classe: lei è appariscente, sa come comportarsi e come vestire, tutte le ragazze la imitano e vogliono essere sue amiche. Il momento per uscire dall’anonimato, per Giulia, è quando Fede rompe con la sua amica Chiara, ed è in cerca di un facile rimpiazzo. Entrare nel “club vip” è stupendo e doloroso al tempo stesso perché, per non deludere Federica, Giulia è costretta a soffocare la sua personalità e la sua intelligenza, per poter diventare una pallida copia della bella ochetta che tanto ammira. Naturalmente, le brave autrici hanno in serbo un bel colpo di scena, che servirà a Giulia per crescere e a noi lettori per volerle più bene.

La protagonista della seconda storia è Anna, una ragazza sportiva che va in bicicletta – sempre accompagnata dai fedeli amici skater – e non sa nulla della vita o dell’amore. Incontra Marilena che è la classica “ragazza contro”: contro suo padre, contro la scuola, contro tutto. La timida Anna rimane affascinata dall’indole ribelle della sua nuova amica – cominciando a seguirla in tutte le sue bravate e maturando, per lei, un’attrazione quasi amorosa – fino a quando non scoprirà che l’aria da adulta e la strafottenza di Marilena sono soltanto una maschera, e i sentimenti che prova sono mutevoli e superficiali.

E poi c’è Clarice. Un vero tornado. Lei, del suo terzo racconto, è la protagonista assoluta. Non adora nessuna Federica, non segue alcuna Marilena. È solo lei, la sua musica, la sua passione per la corsa e per l’insegnante di ginnastica, che probabilmente le ricorda il padre che non c’è più. Scontrosa e riservata, ma piena di quell’energia che può cambiare il mondo, viene notata da una talent scout televisiva, ma a lei far parte dello star system non interessa affatto. Attraverso Clarice, le “bambine che urlano” prendono il volo e gridano a pieni polmoni, non chiedendo attenzioni, ma pretendendole, anzi.

Nel solco della nostalgia per quei mitici anni ’90, ultimamente portati alla ribalta anche dalla tv, le autrici realizzano un diario infarcito di citazioni e personaggi, creando un affresco fatto di emozioni e ricordi, pensato prevalentemente per coloro che quel periodo l’hanno vissuto sulla propria pelle e si emozionano nel rivedere tutte quelle piccole cose che hanno fatto storia: MTV, gli spot pubblicitari di Italia1, i gelati Algida, Beavis & Butt-Head, Daria, le Spice Girls, i vistosi accessori per capelli, Britney Spears e la sua hit Baby One More Time… L’elenco è davvero lunghissimo!

Ho già parlato dell’aspetto grafico del libro e della tecnica utilizzata, quindi vi dirò soltanto una cosa: il risultato finale è pazzesco! L’opera si presenta come un diario a tutti gli effetti – il forte richiamo alle agende Smemoranda è assolutamente voluto – e il titolo è adesivo e coloratissimo, come le copertine dei vecchi Cioè. Non bisogna dare attenzione alle bambine che urlano è un’opera fresca, spontanea ed entusiasmante, destinata ad un sicuro successo. Un tuffo nel passato per i nostalgici, ma anche la possibilità – per chi invece non c’era – di dare una sbirciatina nel diario di “ragazze d’altri tempi”.

Titolo: Non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano
Autori: Eleonora Antonioni, Francesca Ruggiero
Editore: Eris Edizioni
176 pp., col. – 17,50 €

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